In un’intervista a “Il Giornale“, il centrocampista rossonero ha parlato a tutto tondo del Milan di Pioli e della sua “nuova vita” in rossonero.
BERGAMO=SVOLTA – «Per noi la partita di Bergamo è stata la svolta. Dopo quel 5-0 Pioli ci ha ripresi nello spogliatoio dicendoci che era arrivato il momento di smetterla di fare figuracce perché siamo il Milan. È scattata una molla che ha coinvolto tutti e ci ha portato ad essere dove siamo adesso».
IL MODULO – «Proprio da quello siamo ripartiti perché schierare due centrocampisti davanti alla difesa ha reso più sicura tutta la squadra e migliorato la performance dei singoli difensori».
LO SCUDETTO – «Tabù? E perché mai dovrebbe esserlo? Noi abbiamo un mantra che ci ripete tutti i giorni mister Pioli: pensiamo a una partita alla volta. Adesso c’è il Cagliari, il resto non conta. Poi aggiungo: siamo il Milan, la storia parla per noi. E un club come il Milan non può sentirsi a disagio a parlare di scudetto. Non siamo da soli, naturalmente, a concorrere».
SU CHI NON CI CREDE – «Questi ragionamenti e pronostici non fanno altro che motivarci ogni giorno di più. Sono le nostre vitamine. Noi in testa perché non c’è il pubblico? Penso che così giocano tutti e quindi ci sono condizioni identiche. Inoltre penso che se avessimo il pubblico con noi, specie a San Siro, sarebbe molto meglio per noi. Perché ci darebbe una carica strepitosa, come è avvenuto in occasione di qualche pre-partita. E magari avremmo avuto qualche risultato migliore».
IL RIGORISTA – «Sono abituato a calciare i rigori. Li tiravo fin dai tempi in cui ho cominciato a giocare in Costa D’avorio, non ho paura di sbagliare. Tutte le volte che vado sul dischetto so benissimo che ho due possibilità: fare gol oppure sbagliare. E quindi non avverto alcuna pressione particolare».
L’ARRIVO DI MEITÉ – «Avremo una partita ogni 3 giorni e ci sarà bisogno di tutti per arrivare fino in fondo alla stagione e ai tre impegni che ci aspettano. È uno forte, fisicamente, che ha già fatto vedere con il Torino di avere la stoffa del centrocampista, capace anche di fare qualche gol. Ci darà una bella mano».
IL SOPRANNOME “PRESIDENTE” – «Per me è un motivo di orgoglio. Perché ho una grande responsabilità che mi spinge a fare bene. Più di tutti».