Il nuovo capitano rossonero ha parlato a La Gazzetta dello Sport, tra passato, presente e futuro.
L’uomo dell’estate, uno degli acquisti più clamorosi del nostro campionato. Sì, perché Leonardo Bonucci – in appena 3 giorni – è passato dalla Juventus al Milan diventando uno dei giocatori più amati dove, fino a qualche mese fa, era tra i più “odiati”, e viceversa. Eppure LB19 è entrato nello spogliatoio del Milan con la personalità di un veterano, ha chiesto e ottenuto la n.19 (che prima apparteneva a Kessié ndr) ottenendo il rispetto di un gruppo giovani oramai già esperti. Il centrale della Nazionale non si è mai tirato indietro dal raccontare la sua avventura in bianconero ed in particolare com’è terminata. In una lunga intervista – rilasciata a La Gazzetta dello Sport – Bonucci ha parlato di vari: il passato bianconero, il presente-futuro a Milano, lanciando anche qualche frecciatina alla sua ex squadra. Tutto ancora molto difficili da credere, anche per Leonardo: «In effetti mi ha fatto un po’ strano vedere la Juve davanti alla tv, ma ormai quello è il passato. Il mio presente e futuro si chiama Milan…”, eppure dobbiamo abituarci a vedere Bonucci con i colori rossoneri. Ecco le parole del neo capitano rossonero.
SULL’ACCOGLIENZA CON LA FASCIA: «Credevo ci sarebbe stato un po’ più di scetticismo nei miei confronti. Questo entusiasmo mi spinge a dare ancora di più. Non vedo l’ora di debuttare in questo stadio. Confesso che ho addosso un po’ di agitazione: San Siro è la storia e il giorno del preliminare, anche se non giocavo, è stata una delle poche volte in cui mi sono emozionato entrando in uno stadio. Mi piacerebbe tanto rivedere la stessa cornice di pubblico. Fascia? E’ una responsabilità importante, darò tutto me stesso per difendere questa maglia dal primo all’ultimo minuto di ogni partita. Me l’aspettavo? Sinceramente no. È stata una scelta condivisa da club, allenatore e squadra. Con Riccardo (Montolivo ndr) ho parlato fin dal primo giorno di quanto sarebbe potuto succedere. Lui è una grande persona è un grande giocatore, nessuno vuole passare sopra nessuno. L’importante è fare squadra, conta il bene comune, non il capitano».
IL MOTIVO DELLA SCELTA: «Spero di fare nel Milan ciò che Pirlo ha fatto alla Juve col percorso inverso. Ho scelto i rossoneri perché aveva il progetto più ambizioso. Io vivo di sfide e Fassone e Mirabelli mi hanno fatto sentire importante e mi volevano fortemente, altrimenti la trattativa non sarebbe durata solo 48 ore. D’altra parte, gli amori o nascono subito, o non nascono mai. E non è certo una questione di soldi: a chi mi dà del mercenario rispondo che avevo richieste anche dall’estero, dove avrei guadagnato di più».
ESPERIENZA DA VENDERE: «Io posso mettere a disposizione carisma ed esperienza, ma è la squadra che ti fa diventare tale. Ho la fortuna di avere imparato da grandi leader come Buffon, Del Piero e Chiellini. Per il resto, il segreto è fare gruppo nelle piccole cose, nei dettagli. Il Milan merita di tornare in alto ed è questo che la società ci ha chiesto. La Juve è il passato. La ringrazio per quel che mi ha dato, con loro sono diventato uno dei migliori difensori al mondo, ma quando fai certe scelte poi ti prendi le responsabilità e hai le tue conseguenze. La Juve e Allegri durante l’ultima stagione hanno fatto scelte ben precise e io le ho fatte di conseguenza».
TUTTO DA OPORTO MA PRIMA…: «Di certo le mie valutazioni non erano più quelle del passato, ma la scelta è stata condivisa con il club, quindi non è solo farina del mio sacco… Tutto parte da Oporto, ma c’erano stati alcuni episodi già prima, magari meno eclatanti. Allegri in Nazionale? Se così dev’essere, sarà. Siamo tutti professionisti, nessun problema. Gli “ex” compagni? Oggi ho fatto gli auguri a Chiellini, quindi li sento ancora. Poi con alcuni di loro c’è un percorso comune in Nazionale».
ANALOGIE CON IL PASSATO: «Trovo molte analogie. Infatti ho scelto il Milan anche perché nella mia testa c’è l’idea di ripetere il percorso vissuto in bianconero, dove eravamo partiti da una rifondazione come in questo caso e siamo arrivati in alto. Ecco, qui voglio arrivare ancora più in alto. Nell’arco di quattro anni spero di arrivare a vincere la Champions. Voglio portare a casa tutto. Questa è la mia nuova casa ed è bella, mi piace. Fin da subito ho avuto l’impressione di sentirmi a casa. Sono carico e più affamato che mai, darò sempre più dei miei limiti. Il mio obiettivo è far sì che il Milan torni nell’Olimpo del calcio mondiale. Ho scelto questo club per ripartire, sono qui per vincere».
SU MONTELLA: «In lui vedo tanta voglia di migliorarsi e di trasmettere voglia di vincere. È un tecnico molto intelligente, ha un futuro da grande allenatore, spero di poter vincere con lui. La sua idea di gioco è molto buona, non avevo mai visto nessuno impostare il gioco così con una difesa a quattro. Per me a quattro o a tre è uguale. Anzi, a tre c’è molto più campo da coprire».
SUL CAMPIONATO: «La Juve resta la favorita e il Napoli ha ottime chance di giocarsi il titolo: ora come ora siamo un gradino sotto entrambe, ma non dobbiamo porci limiti. Dopo di loro, vedo a pari merito Roma, Inter e Milan «La Juve resta la favorita e il Napoli ha ottime chance di giocarsi il titolo: ora come ora siamo un gradino sotto entrambe, ma non dobbiamo porci limiti. Dopo di loro, vedo a pari merito Roma, Inter e Milan».
BELOTTI O AUBAMEYANG: «Belotti è uno che trascina, che lavora tanto. Non so se arriverà lui, ma chi dovesse arrivare si deve mettere a disposizione nelle due fasi. Una punta di alto livello ti facilita in tante cose, sarebbe la chiusura perfetta di un mercato stimolante ed entusiasmante».
NEL MILAN A LUNGO: «Francamente in questo club mi ci vedo a lungo e questo mi stimola a essere ancora più “cattivo”. Tifosi della Juve? Se mi facessi condizionare dai commenti sui social, nel 2011 avrei lasciato la Juve e quest’anno non sarei venuto al Milan. Mi hanno insultato perché ho cambiato maglia, ma sui social la gente è libera di dire la propria e non provo rancore».
Al termine dell’intervista, Leonardo Bonucci ha parlato del suo futuro a lungo termine: «Io allenatore? Assolutamente sì,sono già 4-5 anni che ci penso. Gioco ancora 6-7 anni e poi alleno. E’ qualcosa che mi ha trasmesso Conte, mi vedo un po’ come lui. E poi voglio alzare un trofeo anche da tecnico…».