«Ci vuole un po’ di tempo per capire il significato». La grandezza del capolavoro di Elliott è qualcosa che Ivan Gazidis – intervistato dal Guardian – non riesce ora a descrivere. «Ciò che abbiamo conquistato è un risultato monumentale non solo per quello che abbiamo fatto, ma per come l’abbiamo fatto – ha detto il CEO di Casa Milan –. Già all’inizio della stagione credevamo di aver creato qualcosa di speciale sulla base di un’idea chiara di costruire un nuovo Milan attorno a una squadra molto giovane. Penso sia la squadra più giovane della storia moderna a vincere lo scudetto, e una delle più giovani d’Europa. Non è stato il mio rapporto con Gordon Singer a convincermi per andare al Milan. Mi è piaciuta l’idea di fare qualcosa di stimolante in un ambiente nuovo, anche imparando personalmente l’italiano e una diversa cultura calcistica. E c’era l’idea romantica che potessimo riportare il Milan. La gente diceva che era impossibile».
Dall’Italia all’Europa, il percorso di ricostruzione del Milan è solo all’inizio: «La nostra nuova visione era quella di trovare giocatori che non fossero grandi nomi. Abbiamo ingaggiato giocatori di squadre retrocesse. Abbiamo ingaggiato giocatori che erano stati abbandonati o che non avevano un percorso particolare di sviluppo. Li abbiamo individuati utilizzando moderni metodi di scouting e poi abbiamo fornito un ambiente in cui Paolo Maldini gli ha inculcato i valori del Milan. Questa combinazione ha reso il progetto di successo. Per quanto mi riguarda, resterò sicuramente nel prossimo futuro».