Nell’ultima uscita del Milan a Bologna, Rafael Leao è stato uno dei rossoneri migliori in campo. Il portoghese è stato schierato in un ruolo non suo, quello di trequartista e ha risposto alla grande alle richieste di Pioli. Una posizione che in realtà aveva già coperto ai tempi del Lille, ma nuova per lui nella sua esperienza italiana.
Rafa ha garantito qualità, corsa e grinta fino al momento della sua uscita dal campo, sostituito con Mandzukic. Qui nasce una riflessione: quanto sta diventando importante il giovane portoghese per il Milan? La risposta è semplice. Tanto, tantissimo. Leao è sempre stato un po’ preso di mira per i suoi atteggiamenti non sempre propositivi, soprattutto quando gioca da subentrato; ultimamente però ha superato il “blocco”, risultando sempre uno dei migliori sul terreno di gioco.
Gode di una tecnica sopraffina e una velocità spaventosa, che gli permettono di saltare spesso l’uomo con facilità, soprattutto se gioca da esterno. È lì che forse riesce a esprimere il meglio di sé, ma sta imparando a muoversi anche da prima punta, nonostante le caratteristiche fisiche non lo aiutino nel lavoro sporco (alla Ibrahimovic, per intenderci). Un altro aspetto sicuramente importante è la sua duttilità: come detto, Leao può giocare da esterno sinistro o da prima punta, ma anche da esterno destro, seconda punta e da trequartista.
Per restare focalizzati sull’ultima partita, Leao ha dovuto interpretare il delicato ruolo di Calhanoglu e Brahim Diaz. È una posizione, quella da numero dieci, che richiede tecnica e controllo palla dato l’elevato numero di palloni da gestire da “collante” tra centrocampo e attacco. In sostanza, il trequartista deve avere occhi dappertutto nella zona avanzata del campo. Un ruolo che non possono occupare tutti, quindi: intorno a Leao si era creato un po’ di scetticismo proprio per queste chiare difficoltà, dubbi che tuttavia si sono spenti immediatamente fin dai primi minuti di Bologna-Milan.
Anche Stefano Pioli, nella conferenza post gara, ha lodato la prestazione di Rafa, sottolineando come ora, più che in passato, sia più immerso nella partita con fare determinante: se c’è da attaccare attacca, se c’è da difendere difende. Si prodiga per la causa comune, insomma, com’è giusto che sia. Da grande giocatore.
Un giocatore molto giovane e dall’infinito potenziale. Ha tutto per migliorare ancora. Diamogli tempo.