L’ex Milan Charles De Ketelaere ha parlato della sua avventura con i colori nerazzurri di Bergamo, ecco le sue parole in tal senso…
Charles De Ketelaere ha lasciato il Milan in estate in prestito direzione Bergamo, la sua avventura in nerazzurro fino a questo momento è molto positiva. Infatti il belga classe 2001 ha messo a segno 7 reti e fornito 5 assist, mentre la scorsa in rossonero era stata molto negativa (per usare un eufemismo) con 0 reti e 1 assist in 40 apparizioni stagionali.
Decisamente un cambio radicale, dovuto a meno pressioni e forse anche a un anno di esperienza in più per capire come gestire alcuni momenti della propria carriera. Ad ogni modo l’aria di Bergamo sta facendo un gran bene al belga che anche a parole (oltre che sul rettangolo verde) ha mostrato tutto il suo entusiasmo per l’avventura in nerazzurro.
Le parole del belga
Milan, Charles De Ketelaere: i colori nerazzurri mi stanno meglio…
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Ecco cosa ha dichiarato Charles De Ketelaere ai microfoni de La Gazzetta dello Sport:
Le sue parole sull’allenatore Gian Piero Gasperini:
Con i suoi consigli tecnici e tattici ha fatto evolvere il mio modo di vedere il calcio. Mi ha detto subito: “In campo devi essere protagonista. Chi segna o fa un assist lo è di sicuro, ma puoi esserlo anche con un pressing fatto bene, giocando bene da attaccante. Mi dicono tutti che i colori nerazzurri sono quelli che mi stanno meglio.
Dovuto a un discorso cromatico, infatti il Club Brugge e l’Atalanta hanno gli stessi colori sociali, nessun riferimento ai cugini interisti.
Il motivo che lo ha portato a Bergamo:
Ci ho pensato un po’, certo: non era una scelta qualsiasi. Ma difficile no, perché tutti, a cominciare dal tecnico e dal direttore D’Amico, mi hanno fatto sentire subito e sempre la fiducia giusta. E poi vedere giocare l’Atalanta mi era sempre piaciuto. C’erano anche altre opzioni, ma non le ho mai considerate: o Milan, o Atalanta. Se faccio una scelta, non sto lì a pensare: ‘E se sbaglio?’. Sono già sicuro che metterò tutto me stesso per farla essere giusta. Dopo le due vittorie contro il Milan non ho pensato “Non mi avete capito”, ma certo quando abbiamo battuto il Frosinone non ero così contento, questo sì. Non era una sensazione negativa, però so cos’è il Milan, dunque anche cosa significa batterlo.
Il mio futuro? È gennaio, c’è ancora tempo. Oggi penso solo che quel che accadrà non dipenderà soltanto da me e mi hanno insegnato che devo pensare solo alle cose che posso ‘controllare’: il prossimo allenamento, la prossima partita. E il fatto che sono molto contento di essere qui all’Atalanta. Con i consigli tecnici e tattici di Gasperini ha fatto evolvere il mio modo di vedere il calcio. Mi ha detto subito: “In campo devi essere protagonista. Chi segna o fa un assist lo è di sicuro, ma puoi esserlo anche con un pressing fatto bene, giocando bene da attaccante”. Già al Bruges, dove giocavo in vari ruoli, sentivo di poterlo essere. Ora lo so: mi sento molto meglio così, da punta. Un gol è sicuramente meglio di un assist, ma non sono mai stato un calciatore che dice: “Preferisco perdere segnando due gol”. E ce ne sono, di attaccanti così.
Adesso sono un nove e mezzo, è una buona sintesi che mi piace. Per lavorare meglio cerco di essere sempre sereno, anche dopo le partite meno buone, è difficile che io sia arrabbiato. Quando gioco ho un faccia diversa, sorrido molto poco, se non quando esulto, ma è solo concentrazione. Nei momenti duri ho mai dubitato di me? Direi una bugia rispondendo no, ma poi è il lavoro che mi porta a non dubitare, mi ha aiutato a non perdere fiducia in me stesso. Do tutto quel che ho, e posso dare ancora di più. Ma sento che sto crescendo e non mi meraviglia: quello che dai, lo ricevi indietro quasi sempre. Quando mi è scattato dentro qualcosa? Non un solo clic: quando ti senti meglio ed entri in sintonia con i compagni, metti in fila diverse buone partite. Sono orgoglioso e fiducioso per me stesso e per la squadra, in corsa per i suoi obiettivi in campionato, Europa League e Coppa Italia. Giocare qui è impegnativo, ma molto divertente: abbiamo qualità e non solo davanti, di sicuro non l’ho portata solo io. Per vincere la Coppa Italia ci mancano tre grandi partite e so che qui aspettano un trofeo da 60 anni, sarebbe molto bello essere nell’Atalanta che ne riporta uno a Bergamo.