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Da Roma a Milano, tutti sono messi meglio di questo Milan che spende perché conscio di essere scarso: così è , se vi pare

Una premessa è d’obbligo, il Milan non necessita di avvocati o avvocatucci pronti a prenderne le difese a priori, pur conoscendo solo in parte il progetto, i costi dello stesso e la sua strutturazione. Ci si basa su delle sensazioni, sulla capacità dei manager e su quello che provano i fatti: il Milan compra, investe, costruisce, le altre no o comunque meno. Prima di passare alle cose formali era doveroso sottolineare questo aspetto. Si parla dei rossoneri in ogni ambiente, ne parlano tutti, anche coloro che non sanno di cosa si tratti: il calcio è così, unisce, spesso a sproposito. Ci si scalda per uno Scudetto di sabbia, si sogna per una voce riferita dall’amico di un amico, spesso si travisa scadendo nel poco elegante per non dire peggio: il Milan è tornato nel mondo dei vivi. Da Roma arrivando alla stessa Milano, il chiacchiericcio chiama in causa tutti, i fatti non contano, oggi basta l’autoconvinzione.

QUI ROMA, QUI INTER: TUTTO BENE Il Milan povero e incerottato dello scorso anno approda in Europa per un punto e per il rotto della cuffia, ma lo fa, staccando l’Inter dei “campionissimi”, degli acquisti roboanti e pesanti come macigni: «L’Inter si è “salvata” dal castigo del preliminare». Vabbè. Resta senza Europa, senza la vetrina internazionale e senza la minima possibilità di entrarci, ma «L’Inter non ha il preliminare, una fortuna!». I neroazzurri arrivano dietro ai rossoneri, nonostante i proclami, la faraonica campagna acquisti e i cambi di allenatore frequenti come fossero indumenti intimi. Il Diavolo non spende, supporta Montella e consegue un risultato migliore: «L’Inter è comunque più squadra».  Sembrano lontani millenni i tempi del “mea culpa” recitato per ogni risultato deludente e ogni obiettivo non conseguito. Oggi sono altri i parametri, tutti astratti, la classifica conta solo per chi vince e ottiene, non per gli altri. L’Inter di oggi è una squadra da ricostruire, guidata dall’ennesimo nuovo tecnico e da una società che tutti decantano come ricchissima, quanto ultracompetente. A parte gli errati investimenti dello scorso anno e la “concorrenza” interna tra il Ds e il Super-Ds, si annota poco altro, se non delle difficoltà sul mercato (vedi Dalbert) e un cantiere giustamente ancora aperto. Eppure, rispetto al Milan che cambia tanto per ovvi motivi, ma soprattutto, perché consapevole di avere avuto dei limiti a livello qualitativo e strutturale, l’Inter ne esce meglio perché: «Ha un’ossatura già definita e più forte di quella rossonera». Nomi alla mano, escluso Borja Valero e al netto delle cessioni, i top-players della rosa interista oggi sono gli stessi che lo scorso anno hanno toppato giungendo e malamente, dietro al Milan. Nessuna accusa, nessuna diffamazione, ma una semplice disamina dei fatti reali: questo è il calcio. Capitolo Roma. Le parole tristi, deludenti e sconcertanti di James Pallotta hanno fatto il giro del mondo, le “scuse” di rito sembrano la protesta plateale e l’alibi di chi in area di rigore ha compiuto un fallo grossolano. I giallorossi alle prese con i postumi dell’addio di Totti, una piazza in forte fermento e, cessioni copiose e illustri avvertono forse il fiato sul collo? Sembra di vedere una dirigenza in forte difficoltà e in imbarazzo, costretta a fare il mercato in entrata trattenendo il suo big-principe Naingollan. Un po’ come il Milan di Kakà, quello che ogni anno aveva centrato il suo acquisto migliore trattenendo il fuoriclasse. Una squadra da rinnovare in toto, da rinforzare in maniera netta e con un bravissimo tecnico da valutare però al cospetto di una big: non basta questo a Pallotta per trovarsi indaffarato? Forse no. Non sappiamo noi quanto fattibile e futuribile sarà il progetto rossonero, non saremo noi a fare l’avvocato del Diavolo quando l’Uefa chiederà il resoconto alla dirigenza, ma non saremo nemmeno noi a giudicare gli altri, sapendo quanto c’è ancora da fare in casa nostra. Da Milano e Roma è tutto. A voi studio!

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