Aveva appena 5 anni, quando un’ex giocatore con un feeling particolare per il talento lo scoprì.
Quell’ex giocatore era sua maestà Eusebio, icona del calcio portoghese, forse anche più di Cristiano Ronaldo, mentre quel bambino che calciatore si apprestava a diventarlo, era Manuel Rui Costa.
In realtà dargli del semplice calciatore sarebbe riduttivo, perché partendo dal settore giovanile del Benfica Rui ha sempre DIPINTO calcio, era l’arte in persona.
Per questo non poteva che essere portato in Italia da Firenze, una città simbolica a livello artistico e culturale. Al Franchi meraviglia i viola per 7 anni, in cui sale alla ribalta come uno dei migliori trequartisti al mondo. Per questo, una delle squadre più forti del mondo, lo acquista. È il Milan di Berlusconi, che sborsa quasi 90 miliardi di lire, cifre da capogiro…ma ne valeva la pena.
Si spese così tanto perché lui era ormai ad un passo dal Parma, un top club all’epoca.
Resterà uno dei colpi più costosi dell’era Berlusconiana.
Soprannominato dal grande Carlo Pellegatti “Il musagete”, che nella mitologia greca era l’appellativo dato ad Apollo quale guida delle muse.
Con i rossoneri il portoghese si ritaglia un ruolo da protagonista e mette insieme in tutto 192 presenze tra tutte le competizioni con 11 gol e 46 assist decisivi nell’arco di cinque stagioni. Vince uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Supercoppa europea e soprattutto la sua prima (ed unica) Champions League della carriera nella stagione 2002/03.
Nel 2006 tornerà a casa, al Benfica, dove tutt’oggi è dirigente e dove oggi starà sicuramente festeggiando il suo quarantanovesimo compleanno.
E chissà se nella sua testa sarà riecheggiato ancora il coro che si sentiva ogni volta che metteva piede in campo: “Manuel Rui Costa! Lalalalala, Manuel Rui costa…”
Auguri Musagete!