Massimo Moratti ai microfoni di dailymilan.it ha parlato del derby di Supercoppa italiana, trofeo vinto dalla compagine nerazzurra.
Non era a Riyad per vedere la sua Inter, ma nonostante i circa 5mila chilometri di distanza l’ha seguita con la stessa passione di sempre. Per lui il Milan partiva favorito e prima del fischio d’inizio temeva il peggio per la sua squadra. Dimarco apre le marcature e Massimo Moratti accenna una timida esultanza, temendo un’immediata risposta rossonera. Poi i gol di Dzeko e Lautaro lo rasserenano e gli permettono di festeggiare il trionfo nerazzurro.
Si aspettava una vittoria così schiacciante da parte dell’Inter?
«È stata una bellissima partita, non una di quelle strappate e vinte per caso. La seconda parte del primo tempo è stata piacevole da vedere. L’Inter ha dominato il match e si è visto un grosso divario tra le due squadre in campo. Sia per quanto riguarda la qualità di gioco sia per entusiasmo e vivacità».
Cos’è mancato al Milan per giocarsela alla pari con l’Inter.
«Sicuramente il Milan è sceso in campo con meno forza. Non so se si tratti di una questione atletica o psicologica. Sicuramente tutto parte dalla testa, ma il Milan in questo momento è fuori forma, appare molto stanco. Ma credo abbia influito anche la sosta per i Mondiali».
Quando si perde in quel modo la colpa è sempre dell’allenatore?
«Quando si perde la colpa è di tutti ma l’allenatore viene sempre visto come responsabile maggiore. A lui è stato affidato un patrimonio per cui viene sempre preso di mira. Nel caso di Pioli, però, devo ammettere che ha fatto bene sino ad ora, quindi non credo che si possa metterlo in discussione».
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Chi è stato il migliore in campo?
«Dico Dzeko. A 37 anni continua a giocare un calcio di altissimo livello ed il gol di ieri sera ne è la conferma. Ha dominato la difesa avversaria e messo a segno una rete di una straordinaria bellezza, divenuta simbolo di questa grandissima vittoria in Supercoppa».
In che modo può influenzare la partita di ieri le due squadre in campionato.
«Si tratta di un’altra competizione e può succedere di tutto. Il Milan potrebbe rimettersi in carreggiata e puntare dritto allo scudetto o perdere terreno. Stesso discorso vale per l’Inter. Possiede giocatori fenomenali e se dovesse trovare continuità ci potrebbe essere il sorpasso in classifica. Ma in testa c’è sempre il Napoli con i dieci punti di vantaggio, bisogna essere molto prudenti prima di parlare di scudetto».
C’è un giocatore rossonero che vorrebbe all’Inter?
«Sicuramente Leao farebbe molto comodo all’Inter (ride ndr), così come Theo Hernandez. Loro sono veramente due fenomeni».
Di derby ne ha visti e vissuti molti. Ce n’è uno che ricorda in modo particolare?
«Il primo derby non si scorda mai. Ero da poche settimane presidente dell’Inter e la mia squadra non era al top. Il Milan partiva come favorito perché in squadra aveva tantissimi campioni. Nonostante i pronostici a sfavore vincemmo per 3-1, anche grazie agli errori degli avversari che sbagliarono dei gol incredibili».
Si è mai pentito di aver ceduto Pirlo e Seedorf al Milan?
«Almeno mille volte (ride ndr)».
Una volta c’erano Moratti e Berlusconi, oggi Zhang e Cardinale. Crede che queste proprietà possano replicare i vostri successi?
«Zhang sta facendo molto bene, anno dopo anno l’Inter è riuscita a vincere trofei importanti, come appunto quello di ieri sera. La continuità credo che non gli manchi, ma per questo sarà il tempo a dare delle risposte. Su Cardinale non posso esprimermi perché è da poco presidente del Milan».
Ibrahimovic sembra non voler smettere mai di giocare. Secondo lei il suo tempo è finito o può ancora dare tanto al Milan e al calcio?
«Zlatan è importante sotto due punti di vista: calcistico e psicologico. Lui è un super campione e un vincente nato. Sa trascinare gli altri e il suo carisma è fondamentale in qualsiasi spogliatoio. Nonostante l’età, più è vicino alla squadra e più questa può trarre vantaggio dalla sua guida».