Milan, il rigorino concesso all’Atalanta è la conferma che a dirigere non sono più i direttori di gara, ma chi sta davanti ai monitor…
Il calcio italiano è arbitrato dalla televisione, i monitor per la precisione. Comincia così l’inchiesta di Franco Ordine su Il Giornale. Sì, perché il rigorino concesso all’Atalanta nella sfida di San Siro contro il Milan di Stefano Pioli è stata la prova che il giudizio degli arbitri non conta più ed è sovrastato dall’utilizzo dei monitor. Certo il Var aiuta e non poco, ma solamente in alcune dinamiche.
In altre occasioni, invece, la revisione delle immagini porta il direttore di gara a cambiare la decisione, alterando il metro di giudizio adottato. Quello con l’Atalanta è solamente uno dei tanti episodi che ha fatto discutere in questa stagione. Un altro caso analogo a quello di San Siro, riguarda il derby di Roma dello scorso 10 gennaio. Il difensore giallorosso Huijsen interviene cercando il pallone, Castellanos mette davanti la gamba e prende un calcio. L’arbitro Orsato (lo stesso di Milan-Atalanta che per il suo metro di giudizio non ha mai fischiato questo tipo di contatti) lascia giocare, ma richiamato dal Var concede il calcio di rigore.
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Il problema principale sta, quindi, nel regolamento. Ci deve, infatti, essere una regola che stabilisce quando il direttore di gara deve essere richiamato alla review e quando non deve. Non può essere l’arbitro nella sala Var di Lissone a giudicare i contatti di gioco, perché davanti a un monitor, tutti gli interventi sembrano fallosi. Il Var deve intervenire solamente in caso di chiaro ed evidente errore!
