I conti si fanno alla fine, e la fine, per una realtà di spessore come il Milan abituata ad alzare trofei e riempire piazze, è sempre stata il 30 giugno, l’ultimo giorno – come tradizione – della stagione sportiva. Non è tempo di bilanci insomma, ma di riflessioni e pensieri sì, positivi, l’uno, l’altro e l’altro ancora. I primi 500 giorni di Gerry Cardinale in plancia di comando a Casa Milan sono stati produttivi e convincenti. È successo di tutto da quel 31 maggio 2022, dal giorno in cui ai piani alti del Portello il fondo Elliott ha ceduto il passo a RedBird Capital Partners, ma tutto è stato mosso con estrema razionalità.
Anche quei passi lì per lì sembrati azzardati e sul momento pesantemente contestati da una parte della tifoseria (il licenziamento di Paolo Maldini, la cessione di Sandro Tonali, l’uso dei dati come contributo per individuare i profili giusti da ingaggiare sul mercato) a leggerli oggi hanno un senso del tutto comprensibile. Il Milan di Gerry Cardinale è primo in classifica in campionato, gioca in Champions League, ha una rosa competitiva e un allenatore che si sta confermando d’alto livello (e pazienza cosa ne pensano i #PioliOut, i numeri sono intoccabili e non lasciano spazio a interpretazioni: non mentono).
RedBird e il Milan, primi 500 giorni insieme: lo stile unico e vincente di Cardinale
Milan, Gerry Cardinale e RedBird vogliono uno stile inconfondibile
Il nuovo Milan plasmato in estate da Giorgio Furlani e Geoffrey Moncada, ma anche da Antonio D’Ottavio, fino a pochi mesi fa figura in penombra, pressoché sconosciuta, conta in organico giocatori giovani con ampie potenzialità di crescita. Ogni giorno che passa, ogni nuovo gradino lasciato alle spalle il nuovo Milan non si gongola tra le soddisfazioni del presente ma guarda oltre: impilati sopra la scrivania di Cardinale e dei suoi uomini di fiducia faldoni e faldoni contenenti nuovi sviluppi futuri, e quello legato alla nascita del nuovo stadio di proprietà è solo il primo sulla lista.
Gerry Cardinale in 500 giorni non ha rivoluzionato il Milan, lo ha innovato. Ha portato con sé a Milano un modello di business e lo ha vestito a strisce rossonere. Oggi il Milan è tra tutte le società di calcio in Italia la più europea, anzi la più mondiale. “Il grande tratto distintivo è il legame tra sport, media ed entertainment” scrive la Gazzetta dello Sport questa mattina in edicola. RedBird ha deciso di portare lo stile dell’NBA in Serie A ma la strada è ancora lunga.
Lo stile Milan
Decine e decine le partnership avviate con brand giovani e innovativi. «Il Milan è un gigante che dorme» aveva detto Cardinale al suo sbarco nel calcio italiano. In 500 giorni lo ha svegliato e fatto brillare, per il momento senza grandi traguardi sul terreno di gioco (se si esclude la semifinale di Champions dello scorso maggio) ma questo è solo l’inizio. Il bilancio del Club è tornato in utile dopo 17 anni e i ricavi volano, altro segno che le cose dalle parti di Casa Milan non si stanno muovendo bene, si stanno muovendo benissimo.
Quando Paolo Scaroni dichiara che l’obiettivo principale del Milan è giocare ogni anno la Champions League non ha tutti i torti: da un punto di vista strettamente economico, la partecipazione continua alla massima competizione della UEFA consente di accelerare più rapidamente il processo di crescita avviato nel 2018 dal fondo Elliott. Ma il grande obiettivo di Gerry Cardinale è vincere, in Italia e in Europa, conquistare tutto. Non sempre sarà possibile farlo ma il Milan ci proverà. Di certo un successo Cardinale lo ha già ottenuto: a differenza di Inter e Juventus, i cui recenti bilanci piangono e le fondamenta finanziarie da tempo vacillano, il nuovo Milan a stelle e strisce oggi per restare in piedi non è obbligato ad alzare trofei.