Dotato di una forte personalità, nell’esperienza di Clarence Seedorf al Milan sono state molte le discussioni che lo hanno visto protagonista, soprattutto nel periodo dal 2010 al 2012, quando sulla panchina rossonera sedeva Massimiliano Allegri. I due infatti non sono mai andati troppo d’accordo per la tendenza di Seedorf a comandare, anche sulla testa dell’allenatore. A partire da una regola del mister che l’olandese non condivise e si rifiutò di rispettare.
La legge dettata da Allegri imponeva ai calciatori rossoneri di parcheggiare nell’apposita zona riservata, anche se lontana dagli spogliatoi, e di raggiungere questi a piedi. Non serve neanche specificare che Clarence trovò il modo di aggirarla, facendosi portare in macchina dai suoi bodyguard e senza dover quindi percorrere i circa duecento metri che dividevano i campi dal parcheggio. E quando il mister se ne accorse e lo riprese, il centrocampista, prima di arrendersi definitivamente con grande disappunto, le provò tutte: prima si inventò di avere l’autorizzazione del presidente Berlusconi, poi addusse la scusa del dolore ai piedi causato dai sassolini dei sentieri di Milanello, infine presentò un progetto per la costruzione di una scala mobile.
La leggenda del Milan Seedorf e le sue tante diversità di vedute con Allegri: una personalità incredibile
Milan, Seedorf era un leader dalla forte personalità
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Anche Antonio Cassano, che con lui ha condiviso lo spogliatoio per la sola stagione 2011-2012, ricorda ancora adesso il suo desiderio di fare di testa propria, come se comandasse sopra tutti. Tant’è che fu lui ad affibbiargli il soprannome di Obama, poiché arrivava sempre vestito bene, con due bodyguard a scortarlo e con l’aria del capo. Clarence Seedorf a Milanello ha quindi lasciato un ricordo indelebile, sia per le gloriose vittorie ottenute sia per il suo spiccato carisma. Arrivato al Milan dopo aver passato due stagioni tra le fila dei cugini dell’Inter, dimostrò infatti da subito di non sentire la pressione che un trasferimento del genere poteva suscitare, dando anzi prova di una grandissima personalità nonché di un carattere vivace.
La testimonianza di Rino Gattuso
Rino Gattuso, altro rossonero con un bel temperamento, ha addirittura affermato che fin dai primi allenamenti l’olandese dettava legge in campo e che spettò a lui farlo tornare al proprio posto, visto che fino a poche settimane prima giocava con gli acerrimi rivali nerazzurri. Ma quando i compagni osavano lamentarsi con lui di qualcosa, Seedorf era solito dichiarare che sarebbe andato a parlare direttamente con Berlusconi, che lo aveva fortemente voluto e di cui era il pupillo.
Seedorf, nonostante questa indole esuberante, è diventato uno dei simboli del Milan vincente. Nelle sue dieci stagioni rossonere ha infatti aggiunto al proprio palmarès: due Campionati Italiani, due Supercoppe Italiane, una Coppa Italia, due Champions League, due Supercoppe europee e una Coppa del mondo per club. Oltre a tutto ciò detiene inoltre un record difficilmente battibile: è l’unico giocatore della storia ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse: con l’Ajax nel 1994-1995, con il Real Madrid nel 1997-1998, e con il Milan nel 2002-2003 contro la Juventus e nel 2006-2007 con la storica vendetta del Diavolo sul Liverpool.