Nell’inchiesta relativa alla cessione del Milan risultano indagati l’amministratore delegato Furlani e il suo predecessore Gazidis
Ore di caos in casa Milan per le perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza negli uffici della società rossonera. La Procura di Milano sta indagando sul passaggio del Milan dal fondo Elliott a Gerry Cardinale, numero uno di RedBird. Tra gli indagati l’amministratore delegato rossonero, Giorgio Furlani, e il suo predecessore, Ivan Gazidis.
Per quale motivo Furlani risulta indagato? Il presunto reato sarebbe quello di aver ostacolato l’attività di vigilanza della Figc. In poche parole, l’ad rossonero avrebbe tenuto nascosto il vero proprietario del Milan. E ora Furlani e Gazidis a quali rischi potrebbero andare incontro? I due, infatti, sono indagati per l’articolo 2638 del Codice Civile.
Cessione Milan, indagati Furlani e Gazidis: ecco cosa rischiano
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Nell’inchiesta della Procura di Milano relativa alla cessione del Milan, sono indagati l’amministratore delegato del club rossonero, Giorgio Furlani, e il suo predecessore, Ivan Gazidis. A cosa potrebbero andare incontro i due dirigenti? Quali i possibili rischi? Per fare il punto della situazione e chiarire ogni aspetto della questione, è bene sapere cosa dice l’articolo 2638 Codice Civile per il quale sono indagati Furlani e Gazidis:
Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori di società o enti [2639] e gli altri soggetti sottoposti per legge alle autorità pubbliche di vigilanza [2545 quaterdecies, 2547, 2619], o tenuti ad obblighi nei loro confronti, i quali nelle comunicazioni alle predette autorità previste in base alla legge, al fine di ostacolare l’esercizio delle funzioni di vigilanza, espongono fatti materiali non rispondenti al vero, ancorché oggetto di valutazioni [2426], sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria dei sottoposti alla vigilanza ovvero, allo stesso fine, occultano con altri mezzi fraudolenti, in tutto o in parte fatti che avrebbero dovuto comunicare, concernenti la situazione medesima, sono puniti con la reclusione da uno a quattro anni. La punibilità è estesa anche al caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi [2640]
Sono puniti con la stessa pena gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori di società, o enti e gli altri soggetti sottoposti per legge alle autorità pubbliche di vigilanza o tenuti ad obblighi nei loro confronti, i quali, in qualsiasi forma, anche omettendo le comunicazioni dovute alle predette autorità, consapevolmente ne ostacolano le funzioni. La pena è raddoppiata se si tratta di società con titoli quotati in mercati regolamentati italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai sensi dell’articolo 116 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58(1).
3-bis. Agli effetti della legge penale, alle autorità e alle funzioni di vigilanza sono equiparate le autorità e le funzioni di risoluzione di cui al decreto di recepimento della direttiva 2014/59/UE e al regolamento (UE) 2021/23 e alle relative norme attuative(2)(3)»