Buon compleanno Clarence Seedorf: per l’ex leggenda del Milan sono 40 tondi tondi. Le manate dei tifosi sul cofano della sua auto (era ex inter e questo non piaceva) al primo giorno d’allenamento, non lo impressionarono. Arrivare in una squadra che nel suo ruolo aveva già Rui Costa e Andrea Pirlo, non lo impressionò. San Siro vuoto al suo esordio milanista? No, non lo impressionò neanche questo. Proprio quella sera, entrato in campo da poco, servì un assist perfetto per il solito Pippo. E i tifosi cominciarono a cambiare idea.
Fu l’inizio di tante belle cose, i rigori di Manchester e la rivincita di Atene. Il derby del 3-2 con doppietta spalle alla Nord che iniziò a rimpiangere la cessione dell’olandese. Nel 2011 il Milan parte benissimo e prende un largo vantaggio sulle inseguitrici, poi a febbraio/marzo comincia a perdere i colpi e l’Inter di Leonardo comincia ad accorciare. Allegri soffre, sente il fiato sul collo dei nera zzuri e perde per squalifica Ibrahimovic, proprio in vista del derby.
«Appena arrivato a Milanello voleva insegnare a Rui Costa come giocare a calcio», disse Carlo Ancelotti
Ex Milan, è il 40° compleanno della leggenda Seedorf
La stracittadina si trasforma in un vero e proprio scontro diretto coi rossoneri avanti di 2 punti. Allegri quella sera si decide e, dopo una stagione con sempre più fischi e mugugni da parte del pubblico verso Clarence che ormai è sopportato come il sale nel caffè, affida il centrocampo al numero 10. In quella serata Clarence gioca la più bella delle sue 432 partite, che fanno di lui (e questo pochi lo sanno) lo straniero con più presenze nel Milan.
C’è un momento in cui sembra davvero tangibile la possibilità che lo stadio crolli. Su un cross da destra, Clarence si coordina quasi nell’angolo dell’area di rigore di sinistra ed è pronto per calciare al volo, con la ferma intenzione di fare un gol leggendario. Questo capolavoro non gli riesce perché alla sua conclusione si oppone il corpo, o se vogliamo essere più specifici il braccio destro, di Maicon. Chissà cosa sarebbe potuto succedere…
Rimesso nell’astuccio il suo capolavoro incompiuto, Seedorf ci trascina verso la vittoria all’Artemio Franchi contro la Viola, regalandoci di fatto il nostro ultimo scudetto. Era un giocatore strano. Sembrava quasi fosse consapevole di essere troppo più forte degli altri e per questo molte volte smetteva semplicemente di giocare, vista com’è andata la sua carriera non sarà di certo un rimpianto. Poteva starti simpatico o no, ma state certi che uno così a San Siro non l’abbiamo più rivisto.