Esattamente un anno fa il Milan toccava il punto più basso dei suoi ultimi quindici anni, una roboante e meritata sconfitta in casa dell’Atalanta, un’umiliazione e una lezione di calcio inflitta da una squadra che oggi insegue a meno dieci punti in classifica. Quel pomeriggio il Diavolo toccò il fondo e proprio quando nessuno ci credeva cominciò a risalire.
La legge dei grandi numeri
Non è la prima volta che succede. In passato altri episodi simili. La Juve, prima di surclassare in nove anni trentacinque squadre diverse passate in Serie A, arrivò settima due volte di fila. L’Inter, prima di cominciare a vincere lo scudetto e assaltare l’Europa con il triplete di Mourinho, non vedeva uno scudetto da diciassette primavere. Lo stesso Milan di Sacchi, prima di consacrarsi secondo France Football “squadra più forte della storia” affrontò il periodo più buio dei suoi centoventun’anni. L’esempio più vicino ai giorni nostri è sicuramente quello dell’Italia che dopo l’incubo Svezia oggi punta a disputare un grande Europeo. La chiamano legge dei grandi numeri. Ovvero: se stai attraversando un periodo negativo ma alle spalle hai un glorioso passato, prima o poi torni grande. Dicevano che il Milan viveva di ricordi, ed è proprio grazie al luminoso passato che oggi è tornato alla ribalta.
Clinicamente morti
La storia del Milan di Stefano Pioli è cominciata con fischi, critiche e hashtag tutt’altro che benevoli. E ora si sta trasformando in una vera e propria favola.
A Bergamo un anno fa il Milan meritava di perdere 5-0 e ha perso 5-0, letteralmente asfaltato. Eppure restò qualcosa di positivo quel giorno: la Curva Sud ad esempio, che con la squadra sotto di cinque reti non smise mai di cantare. Perché per il Milan vincere non è l’unica cosa che conta. E se si trova dove si trova il merito è soprattutto suo. Perché il Milan c’è sempre stato, non solo a Bergamo e dopo Bergamo. Recentemente è uscito un bellissimo libro di Conte Fiele: “I peggiori anni della nostra vita”. Il titolo dice tutto. Il Milan di Pioli ha avuto la forza di ripartire, i milanisti di tifare mentre tanti altri avrebbero probabilmente disertato lo stadio e messo a ferro e fuoco il centro sportivo della loro squadra. “Dopo Istanbul c’è sempre Atene” insegna la storia rossonera. Dalle ceneri di quella sconfitta il Diavolo è risorto. Non è una metafora ma la realtà dei fatti. Quel giorno il Milan è stato dato “clinicamente morto” da stampa e tifosi avversari.
Resilienza rossonera
Per resilienza si intende la capacità che ha una società nel mirino dei tifosi di ripartire affrontando un momento traumatico nel miglior modo possibile: correggendo i propri errori. Il pomeriggio di Bergamo fece capire a Boban e Maldini che soltanto con i ventenni non si poteva andare molto distante. Segno del destino, sempre da Bergamo arrivò Simon Kjaer, uno dei condottieri della rinascita. Ma per il Milan 2020 il termine resilienza è sinonimo soprattutto di Zlatan Ibrahimovic: il Diavolo ha ripreso Ibra nel momento giusto. Perché Zlatan non solo continua a far la differenza in campo, ma ha ridato vita a un’ambiente falcidiato da otto anni di costanti delusioni. Con lui la squadra ha cominciato a concretizzare il miglioramento sul piano del gioco che si era visto in precedenza (Bergamo fu una macchia per una squadra reduce da buone prestazioni). Nel mezzo arrivò poi un’altro momento decisivo: il derby di ritorno, dominato per cinquanta minuti e perso con una scottante rimonta dell’Inter. La rabbia dentro quella partita si trasformò però in successo, così oggi è tutt’altra musica. Il Milan è tornato competitivo. Doverose scuse al Mister e a chi è stato criticato e sfiduciato troppo presto. Se per tutti il giorno del Natale arriva il 25 dicembre, per il Milan di Stefano Pioli Natale è oggi. Il 22 dicembre ha rappresentato la nascita di una nuova era. Questo Milan non vincerà nulla, prima o poi calerà e probabilmente farà fatica anche a qualificarsi in Champions (almeno secondo alcuni), però continuerà il suo cammino credendoci come ha sempre fatto in questi anni di delusioni. Sweet Dreams, cantavano gli Eurythmics. La colonna sonora del nostro magico 2020.