Hakan Calhanoglu è stato uno dei colpi di mercato della lunga estate post-closing, ma fino ad oggi non ha per niente convinto. Talento ancora inespresso o abbaglio della dirigenza?
Dopo la tranquilla vittoria con il Sassuolo, il Milan si gode una settimana di riposo. Non i suoi giocatori, però, impegnati con le rispettive nazionali nei playoff per ottenere l’accesso al mondiale di Russia in programma quest’estate. Tra questi anche l’autentico oggetto misterioso della campagna acquisti, Hakan Calhanoglu. Il turco, che aveva fatto vedere cose molto buone con la casacca del Bayer Leverkusen, al Milan sta faticando e non poco: qualche gol, sì, ma tante prestazioni sotto la sufficienza e soprattutto un enigma tattico ancora irrisolto, dato che la sua autentica posizione nello scacchiere tattico rossonero Vincenzo Montella non l’ha ancora trovata.
Su di lui potrebbe averci visto giusto Lucescu, commissario tecnico della nazionale turca, che una settimana fa ha dichiarato: “Era perfetto per la Bundesliga, dove poteva sfruttare grandi spazi, ma in Italia contro le difese chiuse non ha la giocata per cavarsela nello stretto. Però ha qualità. E non lo aiuta la squadra. Tutti nuovi: giocano male, vedo confusione”. Non a caso, le prestazioni migliori di Calhanoglu sono arrivate contro squadre in cui era facile attaccare la profondità; i gol contro Austria Vienna e Chievo, non a caso, sono arrivati in contropiede.
Il livello delle prestazioni, però, rimane decisamente inferiore alle aspettative. Il turco è evidentemente lento, fuori tempo e lontano dal velocizzare la manovra. I 6 mesi di fermo l’anno scorso e l’adattamento al nuovo contesto giustificano in parte il momento negativo, ma dall’altra lato c’è un potenziale mai veramente espresso, una costante difficoltà nel creare spazi e gioco, anche il più semplice dei passaggi diventa un rischio o peggio un errore. Ad oggi, Calhanoglu non sta dimostrando di meritare non solo la maglia di titolare, ma di essere un giocatore da Milan. Con i giovani talenti, specie quelli più estemporanei, è giusto e anzi necessario avere pazienza. Che, però, anche viste le premesse, non può durare all’infinito.