Difesa Milan: l’analisi il giorno dopo la Juve. Donnarumma è una garanzia, Kjaer si riprende la scena, Romagnoli si conferma leader.
Difesa Milan, l’analisi dopo i novanta minuti di Torino.
Moderato, sufficiente, il Milan “offensivo” dell’Allianz Stadium ha incarnato con precisione il caro vecchio detto “l’importante è partecipare”. Non ha mai dato nei novanta minuti la sensazione di poter spaventare la Juventus, nemmeno di farle il solletico che probabilmente Madama avrebbe anche sofferto. Perché la Juve che vola dritta in finale di Coppa Italia (e affronterà Napoli o Inter, in campo stasera) non solo decolla su due pareggi nel complesso apparsi opachi – il primo soprattutto strappato con un rigore regalato che diventa pass decisivo dopo lo scialbo 0-0 del ritorno -, lo fa attraverso una condizione fisica indebolita dai mesi di isolamento lontano da campi e palestre.
Difesa Milan promossa con lode
Anche il Milan è sembrato fin da subito atleticamente sottotono, ma con un attacco per Pioli più consistente non sapremmo mai come avrebbero reagito in difesa gli uomini di Sarri. Il Milan ha reagito bene. Orfano delle sue spade più affilate (Ibra, Hernandez, Castillejo e nella lista anche Rebic, in versione kamikaze ieri dopo 17 minuti su Danilo, giusto il rosso) nella fase di contenimento e recupero palla il Milan ha srotolato una prova di continuità da grande squadra. I migliori in campo Donnarumma, Romagnoli e Kjaer. Simon in particolare si è guadagnato la palma di MVP. Il danese ha spedito alla Società la miglior risposta che potesse confezionare a garanzia del suo futuro in rossonero: muscoli e concentrazione, decisivo in chiusura su De Ligt, dominante di testa, costante fino al triplice fischio. Se già da Lecce rimarrà sintonizzato sulle stesse frequenze di Torino, quella mattonella alla destra di capitan Romagnoli resterà sua fino ai titoli di coda della stagione. E forse sarà sua anche in autunno.
Jack non punge
Pioli alla vigilia puntava molto sull’asse Donnarumma-Romagnoli-Bonaventura, sulla loro esperienza e affidabilità. È stato ripagato anche se il diavolo rientrato in nottata a Milano non festeggia la qualificazione alla sua quattordicesima finale di Coppa Italia. Manca all’appello dei promossi soltanto Jack, ma l’alibi dell’uscita dal campo di Rebic dopo appena diciassette minuti di gioco regge. Il piano d’attacco del Milan, già di per se scricchiolante senza il suo campione (Ibra), si è improvvisamente complicato con il rosso di Orsato. È anche vero però che fin lì il Milan non aveva mai messo la testa avanti oltre la linea di centrocampo, confermando così la fragilità della propria manovra, problema ormai stagionale che solo i meccanismi del mercato potranno risolvere.
Gigio e le solite certezze
Da Romagnoli e Donnarumma invece Pioli si aspetta esattamente ciò che ha con soddisfazione ha ammirato ieri allo Stadium. Presenza, coraggio, lucidità. Solo una sbavatura per il capitano su Dybala all’inizio, cancellata egregiamente da una scivolata a spegnere la pericolosità di Cristiano Ronaldo in fuga. Gigio il migliore: la prontezza sembra non averla mai persa, nemmeno dopo settimane trascorse sul divano di casa. in posizione su Matuidi e perfetto su Alex Sandro, intuisce anche la direzione dei tiro di Ronaldo su rigore e forse (le immagini non chiariscono) sfiora e devia per pochi millimetri la sfera che sbatte sul palo e rimbalza in campo.
Dai suoi guantoni, dai piedi di Alessio e dalla testa di Kjaer, il Milan può costruire la sua rincorsa all’Europa League. Da ieri sera però potrà farlo solo in campionato.