C’è un quadro che nel pomeriggio agrodolce di Lecce è passato del tutto sommerso (dalle polemiche, ovviamente). C’è Yacine Adli in panchina, il francese ha il pugno della mano destra alzato e guarda verso il campo. Olivier Giroud ha appena segnato la rete dell’1-0 di petto, su cross magistralmente impacchettato da Theo Hernandez con la collaborazione di Noah Okafor. Adli resta in piedi, dietro di lui Rafa Leao è sconsolato per il nuovo infortunio muscolare che l’ha costretto a ritirarsi dopo dieci minuti… Yacine guarda qualcuno sul rettangolo di gioco – forse proprio il connazionale in maglia numero 9 – con le mani fa il gesto dell’1-0 e poi esulta con il pugno chiuso.
Adli, innamorato del Milan
Non è più una sorpresa: Adli e il suo milanismo focoso brillano sempre tra le cartoline più belle e positive delle partite del Milan. Che giochi da titolare o che rimanga fermo in panchina pronto a entrare alla chiamata del tecnico, l’ex Bordeaux trova sempre il modo per accendere i tifosi, e i suoi fan in modo particolare (che sono davvero tanti). Quelli che sabato pomeriggio erano davanti alla tv a seguire Lecce-Milan si sono accesi due volte: d’entusiasmo alla prima, vedendo il francese esaltarsi a bordocampo sulla rete di Olivier Giroud; la seconda volta di rabbia nel post gara, contro Stefano Pioli e le scelte del tecnico, a detta di molti del tutto insensate (come schierare Yunus Musah nel ruolo di terzino, preferendolo a Florenzi).
I milanisti – almeno la gran parte – continuano a chiedersi perché Rade Krunic venga costantemente proposto dall’allenatore in mezzo al campo. Perché lui e non Adli? I tifosi invocano Yacine sui social un giorno sì e l’altro anche, Pioli invece lo considera sempre una seconda scelta. Meglio Krunic (tra i più “insultati” a fine partita dai sostenitori del Diavolo assiepati nel settore ospiti del Via del Mare). Per dirla tutta però, va ricordato che contro l’Udinese, nel turno precedente, il Milan aveva incassato un gol (poi decisivo) proprio con l’ex Bordeaux a centrocampo, entrato nell’intervallo al posto del compagno di squadra in maglia numero 33 (un “pestone” di Yacine su Ebosele aveva procurato il generoso rigore assegnato ai friulani). Insomma, i problemi, forse, più che nelle scelte dei singoli sono da ricercare nei meccanismi e nelle qualità dei giocatori. Non sempre, come dire… sfavillanti.