Dalle 19 di ieri Christian Pulisic è un giocatore del Milan. Manca solo l’annuncio, ma è un punto esclamativo su una frase già scritta. L’ex Chelsea è sbarcato ventiquattro ore fa a Milano, ha sostenuto visite mediche e test di idoneità sportiva, ha firmato il suo nuovo contratto a Casa Milan e sotto la sede del Club incontrato per la prima volta i tifosi rossoneri per foto e autografi. Per lui è pronta la maglia numero 11, alla fine ha scelto quella di Ibra e non di Kakà, la 22 che aveva già indossato ai tempi del Borussia Dortmund prima di volare in Premier.
Indiscusso leader sui social
Pulisic per il Milan è un affare a tutto tondo. C’è un perché tattico ovviamente dietro l’operazione più chiassosa dell’estate milanista, ma c’è anche altro. Commercialmente Pulisic contribuirà a dare al Club una spinta non indifferente. Negli States, in patria, è un vero e proprio idolo. Sui social nessun altro giocatore rappresentante la bandiera a stelle e strisce conta più follower di lui: oltre 13 milioni di seguaci contando tutte le piattaforme. RedBird è pronto a coronarlo ancora più leader e grazie al suo nuovo ruolo punta a un’ulteriore forte espansione del brand oltreoceano.
La prima presenza in Nazionale e il primo gol da teenager
Pulisic è un campione fatto e finito. Con la maglia dei club non ha mai vinto il campionato (la Bundesliga a Dortmund e la Premier a Londra) ma le principali competizioni internazionali le ha vissute appieno e fino in fondo: in bacheca conta una Champions League, una Supercoppa europea e una FIFA World Cup. Quattro volte premiato con l’U.S. Soccer Athlete of the Year, premio assegnato annualmente dalla United States Soccer Federation ai calciatori statunitensi che si sono distinti per le loro prestazioni sportive nella stagione calcistica precedente, ha vinto anche due CONCACAF Nations League con la maglia della Nazionale, la seconda poche settimane fa.
Pulisic – scrive la Gazzetta dello Sport – “è cresciuto insieme al movimento calcistico del suo Paese”. Il suo debutto con la selezione maggiore a stelle e strisce nel 2016, non ancora maggiorenne. Pochi mesi prima di festeggiare il 18° compleanno, Christian ha debuttato nella Copa América Centenario ospitata proprio dagli Stati Uniti e conclusa con un quarto posto. Il primo gol in Nazionale poco prima della competizione, in amichevole contro la Bolivia (“un destro sul primo palo – ricorda la Gazzetta – dopo un bell’inserimento”). Sul calendario il 29 maggio, è la data del suo primo record: Pulisic è ancora oggi il più giovane calciatore di sempre in gol nella storia degli Stati Uniti.
Capitan America a vent’anni
Vanta poi un altro record legato alla sua Nazionale. Due anni dopo il suo esordio con la divisa a stelle e strisce, il 20 novembre del 2018 durante la partita amichevole contro l’Italia, con vent’anni e sessantatré giorni Christian è diventato il capitano più giovane degli USA. Risale proprio ad allora uno dei suoi due soprannomi, Captain America, il supersoldato patriottico e supereroe della Marvel nato negli anni ’40 come elemento di propaganda durante la seconda guerra mondiale, simbolo dell’America libera e democratica. L’altro soprannome di Pulisic è “LeBron del pallone”.
Sulle liste di Time, Gq Forbes
Da supereroe dei fumetti, Pulisic è finito dritto tra le pagine di tre dei più autorevoli magazine mondiali. Nel 2017 il Time lo ha inserito nella lista degli adolescenti più influenti al mondo insieme ad altri suoi coetanei famosi, una tra tutti la diciottenne Sydney McLaughlin, la più giovane atleta olimpionica statunitense dal 1972. L’allora esterno del Dortmund era stato descritto dal Time come uno dei giovani calciatori più promettenti insieme a Kylian Mbappe e Gianluigi Donnarumma. Sempre nel 2017, la rivista Gq lo aveva indicato nella Top 10 dei futuri più. grandi atleti di tutti i tempi: “Christian Pulisic – scriveva il magazine – il 19enne nativo della Pennsylvania – è stato. incaricato non solo di guidare il suo Paese nell’anno a venire, ma una vera e propria rivoluzione all’interno di tutto il gruppo americano. Un peso senza precedenti”. Nel 2020, Forbes lo ha invece nominato tra i migliori under 30 made in USA, insieme con altri atleti e dirigenti sportivi del momento.
