Il Milan di Mr Li si trova di fronte anche alle macerie lasciate dalla gestione Montella, l’ex tecnico rossonero sostituito da Gattuso…
Il Milan e i suoi “guai”, come se non bastassero le questioni legate alla proprietà del club e a Mr. Li, si aggiunge l’inopportuno ritorno di Mr. Montella. Per la serie: “Chi non muore si rivede e chi non allena si risente”. Non poteva mancare l’uscita totalmente a vuoto dell’ex allenatore rossonero. E’ consuetudine ormai da anni: i tecnici esonerati o appiedati del calcio, si dilettano – con successi alterni – nei ruoli di opinionisti, saccenti tuttologi e nostalgici.
Montella ha scelto di candidarsi per la terza sezione, oggi l’esame pienamente superato. Nessuna volontà di aprire un’aspra contesa, ma l’atteggiamento tenuto dal Mister con le recenti dichiarazioni, non può non essere giudicato. Le affermazioni rilasciate alla Gazzetta dello Sport suonano come un inno stonato, parole smentite anzitempo dai fatti.
ESONERO SACROSANTO «Era iniziato un progetto ed è stato interrotto in maniera poco giusta. Dove c’è un cambio di società e una rivoluzione di calciatori di cui solo uno con una storia da Champions (Bonucci, ndr). La società non ha avuto pazienza credo invece che avrei meritato un po’ di tempo in più». Letta così com’è possibile non fiancheggiare Montella? Chi ha invece visto e seguito il Milan sa che la parola “fine” era ineluttabile. Ancora tempo? Dopo quasi un intero girone – quello d’andata -, il Milan non aveva ancora un undici titolare stabile , né uno schieramento tattico definito. I giocatori in totale confusione hanno rimediato figure barbine – anche per colpa loro – a destra e a manca. No, altro tempo non era proprio possibile, anzi.
COLPA DEI GIOCATORI «Io sono stato calciatore a volte si cercano alibi per motivare le proprie scarse prestazioni. Ai miei tempi, invece, vivevo l’esonero di un tecnico sempre come una sconfitta e quindi pensavo di dover fare qualcosa in più». Mister, chi è che ha sbagliato totalmente il programma atletico riducendo una squadra di giovani baldanzosi in un plotone di “pipponi”? Chi non gli ha saputo dare un’idea di gioco provando ad inventare anche laddove non vi era necessità, ne margine? Alcuni giocatori – tra cui Kalinic – rivelatisi poi assenti ingiustificati, da chi sono stati richiesti? Chi ha bocciato elementi alla Deloufeu preferendogli altri profili? I giocatori non hanno cercato alibi, li hanno trovati scritti in un post-it, firmato Montella. Che poi ognuno poteva e doveva fare di più è cosa ovvia.
Ognuno ha le sue responsabilità

Milan, non basta Mr Li, “torna” Mr. Montella: chi non allena si risente!
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ATTEGGIAMENTO La netta picchiata dell’indice di gradimento nei confronti di dirigenza e tifosi è dovuta a più fattori. Come detto, quello tecnico e legato ai risultati è stato primario e determinante, quello legato all’atteggiamento è pesato poco meno. Dopo ogni sconfitta del Milan – più o meno meritata – i media hanno avuto il piacere di relazionarsi con un allenatore particolarmente disponibile al confronto, sorridente e quasi sempre pronto a sdrammatizzare.
Le prime apparizioni hanno sorpreso in positivo – compreso il sottoscritto -, bello vedere un tecnico che affronta con piglio brioso un momento no. Il copione è presto scaduto e l’andazzo è parso quasi una farsa. Le giustificazioni legate alle prestazioni scadenti hanno via via perso una logica. La confusione è aumentata di pari passo all’imbarazzo dei tifosi milanisti, trovatisi davanti ai sorrisi copiosi di un tecnico avviato alla frutta.
GIU LE MANI DA GATTUSO «Prima del mio esonero mi diceva sempre: Non dire che è una squadra forte perché non è così. In effetti si erano create delle aspettative troppo alte, anche se la rosa non è sopravvalutata». Questo passaggio è quello più delirante. Un’affermazione che in un momento così delicato potrebbe anche ritorcersi contro lo stesso Gattuso. Certe spiacevoli, scomode e tristi memorie andrebbero tenute lontane dalla portata della stampa. Gattuso può anche aver sottolineato come la rosa deficitasse rispetto alle avversarie, ma i risultati ottenuti da lui stesso hanno provato chiaramente, come la squadra non fosse il Real Madrid, ma ben più capace di quanto esibito sotto la gestione Montella.
Se conscio di aspettative esagerate, lo stesso Aeroplanino poteva farlo presente alla dirigenza, non oggi. Un’uscita totalmente insensata che appare come un tentativo – voluto o non voluto – di minare la serenità di uno spogliatoio che GRAZIE A GATTUSO si è ritrovato e GRAZIE A GATTUSO ha capito quanto forte fosse a livello tecnico e morale. Un Milan proiettato al terzo posto, sotto la guida di Ringhio, il Diavolo è tornato a far paura. Mister Montella e qui ci salutiamo, dopo Milano, la fortuna le ha voltato le spalle anche a Siviglia: solo colpa dei giocatori e della loro voglia di alibi?




