Milan, Hakan Calhanoglu l’artista e il rinascimento rossonero: questo è ciò che risveglia nel cuore dei tifosi il turco. Primo dubbio superato: l’indipendenza da Ibra. Quattro partite senza Zlatan – in quarantena – e quattro vittorie in archivio dicono molto. E vanno ben calate nel contesto. Contro chi ha giocato il giovanissimo Milan di Stefano Pioli? Solo nel lontanissimo 1960, di fronte alla Spal, i rossoneri scesero in campo con un’età media inferiore a quella del gruppo di scena domenica al Meazza. Spezia, prima dei liguri Crotone e Bologna. In Europa Bodo/Glint e Rio Ave. Avversarie sulla carta da bollino verde.
Ecco, parte ampia della critica prende giustamente la distanza da facili entusiasmi e vorrebbe un bel po’ di risposte vere da sfide più in salita. Va bene, va benissimo, però il punto è un altro, o meglio, non è tutto qui. Il punto è che nelle difficoltà interne a un match come quello affrontato domenica a San Siro, o ancora più in modo evidente sul campo del Rio Ave in Europa League, “il Milan di Ibra senza Ibra” con carattere e orgoglio ha saputo darsi la spinta giusta. Decisiva peraltro. “Il Milan di Ibra senza Ibra” muore (se muore) e risorge. Risorge sempre.
I numeri di Hakan, sempre più chiave di volta (e di svolta) del Milan di Pioli. Con e senza Ibra.
Milan, Hakan Calhanoglu l’artista e il rinascimento rossonero
Al centro della scena c’è un attore ben preciso: Hakan Calhanoglu. A Vila do Conte, in Portogallo, ha pareggiato i conti dal dischetto con freddezza olimpica a pochi secondi dal game over, nel supplementare, contro lo Spezia è entrato nella ripresa spezzando il match in due tronconi. Contro i liguri ha siglato il suo terzo assist stagionale, quello a Leao in occasione dell’1-0, e il decimo personale dalla ripresa dopo il lockdown.
Nella specialità aveva già superato due mostri sacri della storia del Milan, Rijkaard e Ronaldinho, ora guarda e punta più in alto. Nelle ultime 12 partite in rossonero, in tutte le competizioni Hakan ha preso parte a un totale di 17 gol (8 reti, che portano la sua firma, e 9 passaggi vincenti). Se proprio bisogna parlare di “dipendenza”, forse forse non andrebbe guardato Ibra.