Già sette giorni sembrano pochi, una manciata, quanti separano il Milan dai quarti di finale di Coppa Italia contro la Lazio, di scena a San Siro martedì prossimo. Figurarsi quattro giorni. Ibra sente ancora dolore, l’infiammazione al tendine achilleo destro patita contro la Juve lo tormenta da giorni, stringe i denti ma difficilmente riuscirà a recuperare per il derby scudetto di sabato pomeriggio (ore 18.00). Una cascata di acqua freddissima sulla testa di Pioli e sui tifosi del Milan, già delusi dal mercato, da un epilogo – a Milano è sbarcato soltanto il 18enne Lazetic – nettamente sottotono rispetto agli inverni passati.
Il derby più alto d’Europa (nessuno nel continente conta più punti di Inter e Milan in un match tra squadre della stessa città) dirà molto, probabilmente tutto della stagione del diavolo e le sue ambizioni, uscirne indenni è l’obiettivo minimo, provare a vincerlo il desiderio scottante che tuttavia va a sbattere contro l’imponente muro della realtà. Bisogna essere ottimismi il giusto, realisti sempre, e il realismo delle ultime settimane dice che il Milan si presenterà alla stracittadina contro la capolista senza Ibra, Kjaer e Tomori, i vertici bassi e il più estremo in attacco di un triangolo per Pioli fondamentale nella corsa ai grandi traguardi.
Tant’è che il tecnico parmense, consapevole più di tutti della disparità con l’Inter acutizzata dall’assenza dei tre tenori, sta pensando a soluzioni alternative per arginare il potere offensivo dei nerazzurri. Come? Replicando, tanto per iniziare, la mossa di Empoli, con Franck Kessié avanzato, più alto, spostato dalla mediana alla trequarti per schermare Brozovic in un inedito faccia a faccia (nel derby di andata il compito toccò a Rade Krunic).
Lo scorso 7 novembre, in un San Siro agghindato di rossonero, finì 1-1. Il Milan non segnò (l’autorete di De Vrij annullò dopo pochi minuti il vantaggio dell’Inter su rigore firmato Calhanoglu), quel Milan contava Ibra in attacco ma iniziava a scricchiolare in difesa orfano di Maignan e Theo Hernandez. Un po’ Pioli ci spera: in emergenza i suoi sono spesso usciti a testa alta, strappando applausi e note di merito. È da lì, proprio da lì, che i rossoneri si sono guadagnati nel corso della stagione la candidatura di pretendenti alla toppa tricolore sul petto. La missione, a guardarci bene, per questo Milan macchiato dalla sfortuna ma determinato, non è mai sembrata impossibile.




