Anima del Milan e nell’anima dei tifosi, simbolo di una generazione di fan, Patrick Cutrone, il piccolo Inzaghi, è a un passo dal firmare per il Wolverhampton.
Il legame tra i tifosi del Milan e Patrick Cutrone è sempre andato oltre alle vicende sul campo. Il malumore nell’aria in queste ore a seguito della notizia che Cutro lascerà Milano per trasferirsi in Premier, ha una logica e limpida spiegazione. Cutrone è stato idolo vero di una generazione di milanisti, l’ultima generazione di fan e appassionati. Il Wolverhampton l’ha seguito, l’ha voluto fortemente, l’ha cercato con insistenza. Il Wolverhampton domani saprà valorizzarlo.
Patrick vivrà una nuova avventura dopo essere cresciuto in tutto, da ragazzo, uomo e giocatore sotto il cielo di Milanello e sul verde di San Siro. Numeri importanti i suoi (161 presenze giovanili comprese, 74 reti e 13 assist) ma che non sono bastati a convincere i dirigenti del Milan, Paolo Maldini, Frederic Massara, Zvone Boban e mister Marco Giampaolo a trattenerlo in gruppo. Colpa del fair play finanziario, del momento storico nel quale il Club è inghiottito e della nuova filosofia che – per fortuna nostra – pretende rispetto al recente passato un netto cambio di direzione. Saluterà Milanello Patrick, lo farà per 18 milioni di motivi più il solito gruzzolone di bonus.
È entrato nell’anima dei tifosi del Milan perché più di molti altri suoi compagni è stato anima di una squadra e di un intero spogliatoio. Cuore, respiro da guerriero, sguardo fisso sull’obiettivo sempre, impegno al massimo sforzo possibile. Mai sotto la sufficienza. Ecco, Patrick Cutrone ha rappresentato il “Milan del cuore”, quello tutto carattere e grinta da gettare oltre l’ostacolo per tappare le falle e colmare le carenze tecniche. Non è un attaccante di qualità Cutrone, probabilmente non lo sarà mai e mai vivrà di brillanti tocchi di genio. È però centravanti di spessore, di quelli dal lavoro intenso e affidabile, quelli che dentro uno spogliatoio esperto e solido aiutano a fare la differenza. Ha testa, serietà vera per farlo.
Nel nuovo Milan, invece, fabbrica (magari un po’ utopica) del bel guoco, Cutrone non avrebbe trovato la sua definitiva confort zone. Forse nel Milan di Carlo Ancelotti sì, quello che divenne poi “dei meravigliosi”, come un piccolo Inzaghi ci sarebbe riuscito, ma il livello della fantasia di quel gruppo e dei piedi buoni era anni luce avanti a quello del team oggi giovane e volenteroso di Giampaolo. Chissà, magari potrebbe riprovarci tra qualche anno se la miccia di oggi diventerà incendio domani.
Da Pippo Inzaghi – giusto un nome a caso – Patrick ha ereditato l’affetto, quello del suo popolo, i milanisti, che lo chiamano, lo invocano, lo difendono sui social a spada tratta. E lo salutano, come se fosse Pippo a fare un nuovo giro di campo e lasciare un’altra volta Milano. Nel calcio moderno le scelte del cuore devono lasciare spazio a quelle della testa. Prima l’Azienda poi tutto il resto, senza se e senza ma. E quella del Milan di Boban e Maldini è scelta intelligente. Serve più qualità all’organico e anche all’attacco ma bisogna prima cedere e incassare. Piaccia o non piaccia, Cutrone deve andare in Premier League per 18 milioni di motivi. È giusto così.