L’aveva promesso: Zlatan Ibrahimovic si è preso tra la mani il suo Milan e ora punta a riportarlo in alto. Ecco che dice. Immortale è l’aggettivo che si sente dentro. Se lo sente nelle ossa, nel profondo, nelle vene e ogni volta a parole lo ricorda al mondo che lo osserva con ammirazione, dopo averlo dimostrato prima, però, con i fatti. È Zlatan Ibrahimovic signori, il guerriero che Stefano Pioli ha scelto per la scalata del suo Milan all’Europa. Se fosse arrivato prima – ha ricordato anche questo Zlatanone – il Milan la scorsa stagione avrebbe lottato per la Champions. Forse ci sarebbe anche tornato e alla grande. Capitolo chiuso però, da ieri si è voltata pagina, per così dire, perché questo Milan è l’esatto clone di quello invincibile apprezzato da tutti nel post lockdown.
Ibra è ripartito con una doppietta pronti via. Dopo la rete decisiva giovedì sul prato del Shamrock Rovers in Europa League, ha schiaffeggiato due volte l’armata (poco armata) dell’amico Sinisa Mihajlovic, su azione prima, dal dischetto poi. Aveva salutato la scena con 11 centri in 20 uscite ufficiali, è ripartito mandando poco meno di un terzo di quel bottino in archivio in appena un decimo delle presenze. Più invecchia e più sorprende, sempre lui, sempre lo stesso Ibra determinante e spocchioso.
Dopo il sigillo decisivo all’esordio in Europa League ieri la doppietta al Bologna. L’aveva promesso: Ibrahimovic si è preso tra la mani il suo Milan e ora punta a riportarlo in alto.
Milan: Ibrahimovic-star l’insuperabile: leadership, gol e una dedica
Contro il Bologna è arrivato il gol numero sessantanove e il settanta in maglia rossonera. Ibra ha raggiunto nella classifica dei bomber di tutti i tempi Daniele Massaro e Sante Pietro Arcari, ma con una media di gran lunga superiore a entrambi: «Sto bene e se avevo vent’anni avrei fatto altri due gol – ha detto nel post partita del Meazza –. Sono come Benjamin Button». La doppietta con la maglia del Milan a San Siro mancava da otto anni, l’ultima volta il 24 marzo del 2012 realizzò due reti alla Roma di Luis Enrique.
Va a segno ininterrottamente dal match contro la Samp a Marassi, penultima curva dello scorso campionato. Anche a Genova timbrò una doppietta, la seconda (la prima in trasferta contro il Sassuolo) dalla nuova era da milanista. Sono sei quindi le reti di Zlatan nelle ultime quattro partite rossonere. Alla leadership del campione, uomo assist e allenatore in campo ha unito anche i gol, prima lentamente e ora con un ritmo da ragazzotto con i baffi. Sono 39 gli anni che conterà all’anagrafe il prossimo 3 di ottobre. E dire che qualcuno a gennaio storceva il naso di fronte al suo ritorno a Milanello. Eufemismo. Vecchio e arrugginito dicevano convinti. Tutto. Fiato. Sprecato.




