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Interviste

Il problema del Milan sono i troppi stranieri, dice Sacchi

Arrigo Sacchi: «Il problema del Milan? Avere acquistato troppi stranieri. Chi viene dall'estero ci mette un po’ ad ambientarsi».
Luca RosiaDi Luca Rosia06/11/2023
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Reijnders si dispera
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Il Milan fa bene a confermare Stefano Pioli sulla panchina. Lo sostiene anche Arrigo Sacchi: «Direi proprio di sì. C’è forse qualcuno che pensa che la colpa sia di Pioli? Mi auguro di no. Credo che l’errore più grave sia a monte, da li derivano i problemi». L’ex tecnico dei rossoneri, oggi opinionista, sulla Gazzetta dello Sport analizza la crisi che sta colpendo Calabria e compagni: «Qual è l’errore? Avere acquistato troppi stranieri. Chi viene dall’estero ci mette del tempo per capire il nostro campionato, il gioco, le metodologie».

Sacchi spiega: «Questi ragazzi sembrano confusi e il risultato è che il Milan non è sempre una squadra». Il riferimento è a Reijnders, Musah, Okafor gettato nella mischia da Pioli contro l’Udinese nella ripresa. «Tutto diventa difficile, perfino dialogare con i giocatori perché non si parla la stessa lingua – il pensiero di Sacchi -. Ma c’era proprio bisogno di cambiare così tanto? Il Milan, spendendo pochissimo, aveva vinto uno scudetto ed era arrivato in semifinale di Champions: fare la rivoluzione significa aver bocciato la gestione precedente».

Sacchi parla anche dei fischi piovuto sabato sera dagli spalti del Meazza: «Li ho trovati giusti. Prestazione bruttissima. Il fatto è che ora c’è poco tempo per entrare nelle teste dei giocatori e convincerli che si deve diventare un collettivo. Che dovrebbe fare Pioli? Non mi permetto di dargli consigli, saprà lui che cosa fare. Posso dire che cosa facevo io. lo venni etichettato come il Signor Nessuno che arrivava al Milan. E in effetti ero un Signor Nessuno. Però il Signor Nessuno non voleva giocatori presuntuosi, individualisti, pigri, avidi, poco professionali. Gli allenatori, oggi, dovrebbero far sentire di più la loro voce in sede di campagna acquisti. Prima di acquistare Rikaard io mandai un mio uomo di fiducia a seguirlo per due settimane: quando tornò gli chiesi persino che cosa mangiava, quali erano le sue abitudini fuori dal campo. Bisogna scegliere le persone prima dei calciatori, volete capirlo?».

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