Anche se i pronostici spendono parole più a vantaggio della Juventus, il Milan che si prepara all’appuntamento di venerdì sera in Coppa conta qualche invitante freccia al proprio arco. Perché è giusto crederci fino alla fine.
Juve Milan Coppa Italia. A guardare la cabala tutto ci si mette di traverso: caro vecchio Milan, venerdì sera a Torino dovrai forse sperare in un miracolo. Sul verde dell’Allianz i rossoneri non sono ancora riusciti a strappare un successo. Nemmeno a costruire una prestazione complessiva degna del proprio blasone. Sono sempre usciti di strada dopo curve e rettilinei qualche volta anche ben impostati (in campionato quest’anno Piatek firmò un meritato vantaggio), un po’ a causa dei propri errori, un po’ (troppo) per le improvvise accelerate dei padroni di casa. La Juve ha una marcia in più e da anni è chilometri avanti, in fuga, mentre il diavolo guarda a passo lento la sua sagoma all’orizzonte. Ma il calcio è anche arte imprevedibile, ogni tanto complica tutto, inverte rotte e manda in fumo pronostici. Pioli spera sia arrivata la volta buona.
Juve Milan Coppa Italia: l’altra squadra e la voglia di emergere
Il suo Milan venerdì sera tornerà a respirare l’aria delle partite vere. Contro la Juve di Sarri e Ronaldo ha anche qualche carta nel mazzo da giocarsi. Deve dimenticare, è vero, quei tre assi che molte mani vorrebbero contare: Zlatan Ibrahimovic, Theo Hernandez e Samu Castilleo, la triade della rinascita rimarrà a Milano per squalifica. C’è un altro Milan però, silente e più riservato, pronto a urlare il proprio nome per vederlo ben impresso l’indomani sui giornali. Se Theo nel weekend si è rilassato sotto il sole e in barca, a Capri, Ante Rebic ha continuato gli allenamenti per farsi trovare prontissimo all’appuntamento di Torino e aggiungere nuovi applausi al suo periodo di gloria. Si è allenato anche Lucas Paquetà, in perenne letargo ma a segno con una doppietta sabato a Milanello nella prima partitella undici contro undici post Covid. È un altro giocatore, dicono. Puntano entrambi il mirino sulla Juventus, consapevoli che certe occasioni non capitano a tutti. Soprattutto, non arrivano sempre.
Il fattore Jack
Pioli è sereno: venerdì la squadra che scenderà in campo metterà il giusto mix di grinta e concentrazione. Ne è pienamente convinto. Ha risposte positive da ognuno dei suoi ragazzi, anche da chi a Milanello ha le valigie pronte da mesi e aspetta solo la fine della stagione per salutare staff e compagni: è il caso di Jack Bonaventura, da sempre professionista tutto d’un pezzo e in queste settimane il migliore in campo nel lavoro quotidiano. Jack oltretutto ha già segnato alla Juve in una sfida decisiva, la Supercoppa di Doha del 2016, l’1-1 che trascinò il match ai supplementari e quindi alla lotteria dei calci rigori, poi vinta dal Milan. Quello fu l’ultimo trofeo sollevato dai rossoneri.
Juve Milan Coppa Italia: il silenzio dello Stadium
C’è un altro dettaglio (non da poco) che senza alcun dubbio inciderà sul film della partita: il fattore campo sarà pressoché annullato. Le due squadre dovranno fare i conti con il silenzio dell’Allianz Stadium, un’atmosfera surreale che penalizzerà probabilmente i giocatori più carismatici, quelli di carattere e che si caricano del tutto con la spinta profusa dagli spalti. L’assenza di tifosi potrebbe invece togliere pressione ai giocatori emotivamente più fragili, i più ansiosi e tra questi spicca certamente Paquetà, che in un anno e mezzo ha spesso sofferto l’energia a doppio taglio di San Siro. Un vantaggio in più per Pioli e che il tecnico dovrà riuscire a sfruttare al meglio già in questi giorni di attesa, entrando da psicologo nella mente dei suoi giocatori.
L’andata e quella consapevolezza…
E poi c’è la prova dell’andata e quell’1-1 che grida vendetta per come era stato scritto sul campo e per quanto il campo avesse raccontato nei novanta minuti. Il 13 febbraio a San Siro il Milan giocò la sua miglior partita della stagione proprio contro CR7 e compagni, a cui Paolo Valeri – il fischietto dell’incontro – regalò un calcio di rigore per tocco di mano di Calabria involontario, su rovesciata del campione portoghese (Davide era girato di spalle). Finì con un pareggio che fece gridare all’ennesimo scandalo. Ma quel Milan fu decisamente superiore a Madama, nelle idee “piccole ma chiare” e nella continuità con cui le mise in atto, per l’impegno e la tenacia che mostrò nel difendere il risultato. Passò avanti dopo un’ora di gioco con Rebic, gustò il successo che mancava a Milano da troppo tempo finché non fu la VAR a rovinare tutto.
Facendo rivedere al gruppo le immagini di quella serata, una delle ultime di calcio giocato prima del lockdown, Pioli ha riacceso gli stimoli del gruppo. Ce l’ha in pugno, le condizioni per dar seguito a quella performance ci sono tutte. Anche senza Ibra, presenza sempre determinante certo, ma che all’andata non disputò la sua miglior gara dal ritorno in maglia rossonera.