I ragazzotti di Pioli con il successo ottenuto ieri a San Siro contro lo Spezia, il Milan è primo in classifica con la sua gioventù. Nove punti, frutto di tre successi in altrettante sfide, sette gol realizzati e nessuna rete subita. Un biglietto da visita brillante in vista del derby superata la pausa. Il primato ai rossoneri in Serie A dopo tre turni e con la porta inviolata mancava addirittura dalla stagione 1971/’72. C’era Nereo Rocco in panchina.
Ma la grandiosità dietro al traguardo raggiunto da Leao e compagni (ieri 19° risultato utile consecutivo in archivio, nessuno in Europa dopo il lockdown ha fatto meglio del Milan) è data soprattutto dall’età media del gruppo sceso sul terreno del Meazza: con Ibra in quarantena, ieri contro lo Spezia il dato anagrafico si è abbassato a 22 anni e 287 giorni. Un record che in Italia mancava da almeno 15 primavere. Ieri in campo c’erano sette titolari nati a partire dal 1° gennaio 1999. Anche qui, nessun club nei top-5 campionati europei dalla ripresa post-Covid è riuscito a imitare il Milan. La strada scelta dal Fondo Elliott sta prepotentemente portando risultati. Alla faccia di chi sostiene che “con i giovani serve tempo”.
Diavolo in vetta, non solo in Serie A. Nessuno ha fatto meglio del Milan di Pioli nei cinque campionati europei, per età media in campo e risultati conquistati.
Milan, ecco la meglio gioventù in Europa
Va detto che la pressione assente sugli spalti in questo storico momento è tanto d’aiuto. Gli atleti più giovani giocano con una serenità diversa e spesso escono alla distanza (Leao ieri ne è un esempio lampante). Uno stadio vuoto (o praticamente deserto) perdona ogni virgola e favorisce un generale equilibrio alla mente prima, ai muscoli dopo. Senza fischi al primo errore, è tutta un’altra storia. Va detto poi che i rossoneri hanno affrontato nelle prime tre curve del campionato due neopromosse, ma va sottolineato in parallelo che in entrambe le sfide – Crotone e Spezia – Pioli ha dovuto fare i conti con l’emergenza in difesa e l’assenza del leader massimo dello spogliatoio.
Ibra, appunto. E con un fitto calendario che ha sballottato il Diavolo in giro per l’Europa in un fazzoletto di giorni, per giunta su terreni di gioco apparsi pesanti. Prima l’Irlanda, in casa del Shamrock Rovers, poi il Portogallo, a Vila do Conde contro il Rio Ave. La discesa di inizio campionato, sulla carta, analizzata con mente lucida e obiettiva non era poi così tanto agevole.