“Antonio Conte al Milan”, “Ci vorrebbe Conte”, “Conte è l’uomo giusto, Gattuso non ha esperienza”, “Gattuso non è da Milan”, potrei andare avanti per ore a riportare i tanti commenti letti sui social e ricevuti in forma privata. Tutti diversi, tutti con lo stesso finale, scontato e triste come “C’è posta per Te”. Calma ragazzi, calma. Gattuso lo scorso anno è stato accolto come il salvatore della patria, se non altro perché portava con se il ricordo del mito che subentrava al “Fantozzi”. Francamente era forte la frustrazione nel vedere Montella sorridere puntualmente, alle figure barbine made in Milan. Tutti o quasi con Gattuso per una rimonta a tratti travolgente, sicuramente c’era già chi votava contro, non tanti come ora. Nel calcio non esistono regole matematiche, si potrebbe almeno applicare la lucidità al giudizio. Rino è alla prima vera esperienza in un top-club, purtroppo per lui, la squadra viene da un decennio di sciagure e quindi ha margine d’errore minimo. Sbaglierà, lo farà e lo deve poter fare, certo, ci si auspica che succeda nella maniera meno frequente e dannosa possibile, ma capiterà. Inutile lapidarlo ora per una partita – quella di Napoli -, nata bene e finita malissimo. Inutile inneggiare ad Antonio Conte, non serve al Milan e non giova alla credibilità dei milanisti. Ah dimenticavo: so già come andrà a finire contro la Roma, ma non posso dirvelo.
Antonio Conte, un nome che affascina, ma che da solo non vale tre punti. Biglia avrebbe sbagliato anche con lui in panchina e lo stesso Conte, non avrebbe comunque potuto fare diversamente da Gattuso, perché se mancano le alternative… Antonio non è l’avvoltoio che molti vedono aleggiare sopra Milanello, quella è un’illusione indotta. Non pura fantasia, ma un qualcosa di non totalmente realistico. Il nome di Conte abbraccia quello del Milan perché: 1) Elliott ha apportato un ribaltone interno quindi, anche Gattuso secondo una certa logica sarebbe stato coinvolto; 2) Conte piace alla dirigenza, così come piace a tutte le altre; 3) Si è “liberato” dal Chelsea, anche se vincolato contrattualmente; 4) Secondo altre logiche, Gattuso sarebbe stato confermato a gran voce – seppur in secondo tempo -, solo perché Antonio avrebbe fatto sapere di gradire il Milan, ma di voler attendere alcuni mesi. Punti che non sono campati in aria, ma che non devono portare obbligatoriamente ad uno scenario già studiato. E’ probabile che un domani, qualora la dirigenza dovesse optare per un avvicendamento tecnico, Conte sarebbe in pole – se già non impegnato altrove -. Si parla di un domani che non è venerdì, sabato o tra 10 giorni. Equilibrio per favore, poi si può apprezzare più l’uno o l’altro, ma Gattuso è il Milan e il Milan oggi è Gattuso.
Capitombolo campano: i rossoneri hanno steccato malamente sì. Quando sei sopra di due gol, devi ammazzare la partita, punto. Gattuso ha colpe? Forse poteva coprirsi di più, 4-4-1-1 con Laxalt a centrocampo e senza Bakayoko, ma non esiste una regola e, la frittata è stata fatta. Il concorso di colpa è da ripartire tra tutti, chi era stanco in campo poteva tirarsi fuori in maniera volontaria, chi è subentrato poteva avere un piglio più determinato, ma magari non era in condizione, ne in posizione per farlo. Chi stava in porta poteva forse poteva parare (?), così come chi gioca avanti, poteva e doveva servire meglio il compagno. Non si devono condannare l’allenatore, uno o più giocatori, ma si deve analizzare il calo psico-fisico che ha portato alla débâcle. Date tempo a Gattuso di capire quale auto ha tra le mani, Lorenzo in Moto Gp ha impiegato mezza stagione per capire la Ducati, eppure è un Campione del Mondo e manico ne ha. Piuttosto troviamoci a San Siro e sosteniamo la squadra, non l’allenatore, soprattutto se è sotto contratto con un altro club. Forza Rino!