Rafa Leao chiarisce l’obiettivo del Milan nel 2024: «Vogliamo vincere l’Europa League. Ibra l’ha vinta, ci trasmetterà la sua esperienza…»
Rafa Leao ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sky Sport. Tra i temi trattati dall’esterno portoghese del Milan il cammino europeo dei rossoneri, il rapporto con Pioli e con i tifosi milanisti.
Sulla maglia numero 10 e la fascia di capitano indossata contro il Verona: «Venivo da una settimana un po’ così così…la scelta della fascia mi aveva fatto emozionare, fu una decisione della squadra e del mister, ma io mi sento leader anche senza fascia o numero 10, sono sempre io e sarò sempre così, sorrisi e carattere. Sono felice di essere un esempio, vedo Simic che è fortissimo e lo aiuto sempre. Da chi imparo? Il mio idolo da sempre è Cristiano Ronaldo, mi ispiro a lui».
Leao lancia il Milan: «Vogliamo l’Europa League. E con Ibra…»
Sull’Europa League e l’obiettivo di arrivare fino in fondo: «Vogliamo vincerla. Ibra l’ha vinta, ci trasmetterà l’esperienza per poterla vincere. Il Milan non l’ha mai vinta. Con tutti i miei compagni sappiamo di avere la responsabilità di poter essere ricordati anche per quello».
Sul livello dei più grandi calciatori del mondo come traguardo: «Sto lavorando tanto e ho fatto bene in questi ultimi anni, abbiamo anche vinto e vogliamo farlo di nuovo. Sono ancora giovane per poter crescere, ci sono giocatori che hanno raggiunto un livello incredibile con il tempo e con esperienza: dico ad esempio Vinícius Júnior, Bellingham e Mbappè, loro sono di livello mondiale assoluto e mi piace guardarli giocare sempre. La mia top 11 sarebbe un 4-3-3 con in porta Maignan, Cancelo a destra, Theo a sinistra, Thiago Silva centrale con… Van Dijk? No… Ruben Dias. A centrocampo Bellingham, De Bruyne, Modric. E davanti Leao a sinistra, Vinicius a destra e Mbappé centravanti».
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Sul rapporto con mister Stefano Pioli: «All’inizio il rapporto era un po’ strano. Io sono una persona a cui devi dire le cose giuste e dirette senza girarci troppo intorno. Se mi parli 30 minuti non ti ascolto. Il suo approccio era aggressivo, io sono tranquillo e quindi devi saperti relazionare con me. Lui però mi ha capito ed è cambiato. Mi chiamava spesso per chiedermi della mia famiglia, se avessi bisogno di qualcosa, del modo di giocare. Da lì è cambiato il nostro rapporto come se fosse una relazione tra papà e figlio. Quando vado in campo ho la responsabilità anche di giocare per ripagare la sua fiducia. Lui merita il meglio, mi ha aiutato a crescere come un uomo e mi ha responsabilizzato. Mi dice sempre la cosa giusta, non dice cose a vanvera. Mi parla poco ma mi dice cose giuste».
Sul coinvolgimento dei giovani in Prima Squadra e la loro crescita: «Il gol di Simic al Monza è stata una sensazione incredibile, come se avessi fatto io il mio primo gol con il Milan. Simic è un ragazzo bravo, che ascolta consigli. Ma anche altri come Camarda e i ragazzi che si allenano con noi devono lavorare e sfruttare al massimo le loro occasioni. Non è facile ma l’opportunità può capitare domani o dopodomani, non bisogna per forza aspettare anni».
Sui tifosi del Milan e la loro pressione: «Sono molto legato a loro, quando sono arrivato nessuno parlava di me, mentre oggi sono un idolo qui. Questo è grazie ai tifosi, che mi hanno messo pressione ma una buona pressione. Del tipo: “Dai, muoviti, lo sai fare”».