Dopo le parole del Direttore Tecnico all’ANSA, gli scenari possibili convergono tutti verso l’interruzione del rapporto lavorativo con Elliott. Ci si interroga: rilasciare un’intervista simile è stata davvero la scelta giusta?
«Mi occuperò un po’ di tutto: prima squadra, settore giovanile, mercato, rapporti con l’allenatore».
Già dal giorno della sua presentazione alla stampa, Paolo Maldini aveva le idee molto chiare su quello che sarebbe stato il suo futuro nel Milan, in seguito alla decisione di ritornare in rossonero dopo diversi contatti con l’allora Direttore Sportivo Leonardo, anch’esso nuovamente in dirigenza dopo le esperienze con Paris Saint-Germain e Inter.
«Progetto e ruolo sono legati. In questo caso il ruolo ha giocato un’importanza fondamentale, negli anni passati non avevamo mai trovato la collocazione giusta».
Ruolo operativo, sul campo, importante e decisivo. D’altronde Paolo Maldini era sempre stato chiaro in merito, mai propenso ad accettare di essere una figura marginale, puramente rappresentativa.
Maldini Milan addio: le prime crepe
«Rangnick? Ho letto. Sinceramente come direttore dell’area sportiva non credo, lo dico con rispetto, che sia il profilo giusto per associarlo a una squadra come la nostra».
Il 12 febbraio Maldini parlava così dell’allenatore tedesco, ormai sempre più fortemente accostato al Milan dopo le voci di corridoio emerse già a dicembre.
La netta e totale bocciatura riguardo una progettualità che vedesse in Ralf Rangnick un factotum a livello dirigenziale e di campo iniziava già a delineare una frattura tra la visione del duo Boban-Maldini e quella societaria di Gazidis ed Elliott.
Il 5-0 subito a Bergamo è stato l’avvenimento che ha fatto dubitare a proprietà dell’operato dirigenziale della parte sportiva. Il fallimento di Giampaolo prima e l’umiliazione subita contro gli orobici hanno segnato un punto di non ritorno, dopo il quale iniziano i contatti tra Gazidis e Rangnick per capire i margini di trattativa.
Maldini Milan addio: Elliott licenzia Boban
«Noi non diciamo che si debba vincere l’anno prossimo, ma dobbiamo essere competitivi e giocarcela con tutti almeno in Italia. Siamo ben coscienti che non viviamo il Milan dei nostri tempi, ma un’ambizione vera che ti fa sognare ci dev’essere».
Le parole di Boban, rilasciate alla Gazzetta dello Sport il 29 febbraio, hanno rappresentato la prima vera divisione pubblica tra dirigenza e Società, soprattutto per quello che riguardava l’aspetto della progettualità e dell’ambizione nel medio periodo.
Il 7 marzo, in conseguenza all’intervista di cui sopra, Elliott invia una lettera di licenziamento al croato causa contenuti lesivi all’immagine della Società rilasciati senza un accordo precedente. Nella stessa data, esce un comunicato ufficiale del Milan in riferimento alla questione.
La tempistica dell’intervista rilasciata da Boban alla Gazzetta dello Sport ha lasciato un senso di perplessità tra molti tifosi e addetti ai lavori, in quanto il Milan comunque, inteso come squadra, si trovava ancora nel bel mezzo del campionato con diverse partite da giocare.
Al tempo stesso, è innegabile il fatto che la comunicazione esterna della proprietà, da quando Elliott ha acquisito il Club, sia stata praticamente nulla. Le dichiarazioni di Boban hanno messo altresì a nudo una mancanza di cooperazione a livello strategico, importante impedimento all’ottenimento di risultati concreti.
Maldini Milan addio: Rangnick al centro di tutto
Ed eccoci qui, all’11 maggio. La storia si ripete.
Questa volta non è Zvonimir Boban a scuotere gli equilibri in casa rossonera, essendo in causa con Elliott per il suo licenziamento. Eppure, le modalità e le tempistiche degli avvenimenti odierni ricordano molto quell’episodio di qualche settimana fa.
L’intervista rilasciata da Maldini all’ANSA è uno sfogo, un’orgogliosa presa di posizione rispetto alla sua figura professionale e al suo ruolo come Direttore Tecnico del Milan in merito alle recenti dichiarazioni di Rangnick su un suo possibile approdo in rossonero.
«Il tecnico tedesco infatti, parlando di un ruolo con pieni poteri gestionali sia dell’area sportiva che di quella tecnica, invade delle zone nelle quali lavorano dei professionisti con regolare contratto».
Questo passaggio riassume quello che è il pensiero di Paolo Maldini in modo chiaro, netto e deciso. Un’argomentazione che non lascia spazio a molte interpretazioni.
Eppure, come nel caso dell’intervista di Boban, anche in questo caso l’utilizzo dei media non è stato strategico e volto a tutelare l’interesse del Club.
Proprio in riferimento a questo importantissimo concetto, probabilmente la mossa migliore che avrebbe potuto fare il Milan, come Società, sarebbe stata quella di diramare un comunicato ufficiale, tramite i propri canali o le varie testate giornalistiche più importanti, nel quale smentire le voci di mercato inerenti all’allenatore e alla dirigenza della prossima stagione, difendendo l’operato di chi, ad oggi, occupa dei ruoli fondamentali.
Venendo a mancare un supporto societario in questo senso, ancora una volta un dirigente del Milan si è sentito in dovere di prendere l’iniziativa e supportare il proprio lavoro, andando a colmare una lacuna comunicativa che francamente lascia parecchie perplessità sulla gestione di questo aspetto da parte dei piani alti di via Aldo Rossi 8.
Nel prossimo futuro difficilmente Maldini e il Milan proseguiranno insieme. Il passo di oggi, unito alle passate dichiarazioni su Rangnick, lasciano intendere che a fine stagione sarà addio.
Un’altra bandiera che se ne va, per un Milan che cambia. E cambierà ancora parecchio.