Ibra si riprende il Milan: «Sono ancora il numero uno e sono qui per aiutare».
«Siamo come sei mesi fa, un anno fa, due anni fa: tutti insieme e l’atmosfera è top». Torna a parlare Zlatan Ibrahimovic e come sempre le sue parole sono un roboante colpo di fulmine. Nel Milan dolorante sul lettino di Milanello, le sue parole ai microfoni di Sportmediaset e Milan TV sono però una dolcissima carezza, una cura che già in passato si è dimostrata molto efficace.
Ibra si è tolto la corazza del centurione – è Antivirus nell’ultimo film di Asterix&Obelix (nome che suona azzeccato nel contesto di queste settimane anche dentro i cancelli di Milanello) e da pochi giorni a Carnago è tornato a indossato il camice bianco del primario. Anzi, quando “scende in campo” è qualcosa di più. Lui come sempre esagera: «Sono ancora Dio, sono ancora il numero uno: adesso torno e cambia la musica».
Milan, Ibra l’Antivirus: «Entro e cambiamo la musica»
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La diagnosi del dottor Ibrahimovic è chiara e precisa: questo Milan ha un blocco nella testa generato dalla fatica degli ultimi mesi. Nulla di più: «Non sono preoccupato, sono momenti normali all’interno di un campionato. Ora dobbiamo parlare poco e dimostrare in campo il nostro valore».
Milan, Ibra: «Sono qui per aiutare»
La testa del Milan scotta, le condizioni del Diavolo continuano a peggiorare partita dopo partita, l’antibiotico pre derby ha abbassato un po’ la febbre e una sciarpa in più al collo limitato i danni. Poco nulla. Ibra però è fiducioso: «Come in tutte le cose i piccoli dettagli fanno la differenza. Non è un buon periodo ma basta poco per cambiare. Se posso fare qualcosa lo faccio perché sono qui per aiutare».
La sua presenza – dice tra le righe – non è mai stata in discussione: «In questi mesi ho fatto quello che potevo fare: ho aiutato la squadra in un modo differente rispetto a quando ero in campo. Ma è in campo che posso aiutare il più possibile, ed è lì che voglio stare. In questi mesi ho fatto il possibile per aiutare il mister, lo staff e il club. Bisogna avere pazienza per rientrare al meglio e per non fare continuamente dentro-fuori. Ma tutto è andato come avevamo previsto».
Il virus che ha colpito Milanello mandando la squadra in quarantena (la prima volta al rientro da Eindhoven, la seconda dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia) verrà rapidamente isolato. Zlatan mette a tacere chi parla di lunga malattia, di contagio covato fin dal 2019, dai tempi di Marco Giampaolo: «Questo è il Milan, bisogna vincere: se abbiamo vinto è perché siamo il Milan, non esiste il caso. Ogni volta che si vince entri nella storia, come il nostro ultimo scudetto».




