Puro, sincero come lo è sempre stato, Ibra – commosso dopo il giro di campo – si presenta in conferenza e regala altre emozioni: «Anche Superman ha un cuore».
Anche i leoni piangono. Anche Ibra, l’eterno re, apparentemente indistruttibile. A 41 anni, 42 il prossimo autunno, ha smesso di giocare a calcio, di emozionare ed emozionarsi sul campo. Una decisione ponderata, presa lontano da tutto e da tutti, da solo, comunicata al mondo nella serata di ieri, ai suoi tifosi e alla sua famiglia, nel post partita di Milan-Verona.
Leggi anche: Milan, GODbye Ibra, ora servono rinforzi. E quel parallelo con il 1995…
In conferenza stampa, al termine del match, il calciatore svedese più grande di tutti i tempi è un fiume in piena. Presente, passato, futuro, tanti riferimenti a una carriera vissuta in prima fila, da capo branco, e qualche battuta a stemperare la commozione del momento. Questo è Ibra e lo sarà per sempre: unico e inimitabile.
L’addio di Ibra al calcio, «pure Dio è triste»
«Voglio ringraziare voi per la pazienza» dice ai giornalisti che ordinati davanti al tavolo delle conferenze lo attendono. Ibra entra in sala stampa e viene accolto da un sentito applauso, quello che solitamente si riserva ai campioni. «Adesso avrete meno lavoro da fare, o scrivere meno…». Risate. Le emozioni delle ultime ore sono state pazzesche. Pazzesca, strana è stata «tutta la giornata – spiega Zlatan –. Quando mi sono svegliato pioveva e ho detto: “Pure Dio è triste”». Altre risate. Nessuno sapeva, nemmeno la compagna Helena era a conoscenza della decisione del re: lasciare il calcio per sempre, cambiare vita.
Leggi anche: Milan, Ibra lascia: «È il momento di dire ciao al calcio»
Milan, Ibra show: da Dio che piange alla commissione di Mino, le frasi top dell’ultima conferenza
Uno stadio in lacrime
«L’emozione è troppo forte». Ibra è visibilmente provato: «In campo mi sono detto: “Guardo i miei compagni, mi daranno forza per parlare…”» Invece… «Iniziano a piangere. Ho guardato i monitori dello stadio e i tifosi piangevano… Ho guardato mia moglie, mi sono detto: “Forse lei mi dà la forza”. Piangeva anche lei, forse peggio di tutti. Voi pensate che io sia Superman. Anche Superman ha un grande cuore, chi mi conosce lo sa».
Cambierà le abitudini Zlatan, viaggi, programmi, obiettivi: «Lungo la strada per andare a Milanello la macchina va da sola, metto start e va da sola. Adesso invece metterò start e resterà ferma, dobbiamo trovare altre destinazioni». Non al Monza, per buona pace di Galliani che lo chiama tre volte al giorno per ricordargli che il trono in spogliatoio a Monzello è pronto da mesi. Il re ha abdicato, fine di tutto, anche delle speranze.
Ibra allenatore? Sì, ma non in Ferrari…
Il calcio con gli scarpini ai piedi da oggi diventa un ricordo. Magari in futuro Zlatan studierà da allenatore o dirigente, magari tornerà a Milanello in una veste nuova: «È una grande responsabilità. Quando uno è calciatore ha più libertà di essere te stesso, quando sei allenatore invece sei più limitato. E poi…non posso venire in Ferrari all’allenamento, sembrerebbe un po’ strano. O forse Ibra può, vediamo, magari cambiamo un po’ di regole». Nuovo giro di domande e nuova battuta. Risate.
Il ricordo di Mino
L’ultima è su Mino Raiola, amico, agente, fratello maggiore. È scomparso un anno fa all’età di 54 anni, chissà cosa starà pensando da lassù: «Se era per lui avrei continuato a giocare… Perché voleva la commissione (risate, ndr)». Ibra fissa il cielo con affetto: «Scusa Mino, però era la verità». Che ragazzo speciale. Anche dentro un ricordo colmo di dolore, Zlatan trova il sorriso e lo regala a chi lo ascolta. Contagia tutti. Solo i più grandi ci riescono.
Resta collegato con il mondo rossonero, segui Daily Milan anche su Facebook.