«L’abbattimento dello Stadio Meazza è, oggettivamente, un crimine». Nuovo capitolo della querelle tra il Sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi e il Sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Vittorio Sgarbi non ci sta e dopo il primo affondo dei giorni scorsi («Il Meazza non si tocca e non lo dice Sgarbi ma è la legge. Se serve un vincolo lo metterò»), ha replicato alla risposta del Sindaco di Milano Giuseppe Sala attraverso una lettera indirizzata a Il Giornale. Il primo cittadino del capoluogo lombardo aveva puntato il dito contro il sottosegretario alla Cultura definendo «prive di fondamento giuridico» le sue affermazioni. Ieri quindi è arrivata la replica di Sgarbi.
Milan, San Siro non si tocca: la lettera di Sgarbi a Il Giornale
Grave è il tentativo di intimidazione del sindaco di Milano Giuseppe Sala che, per impedirmi di dire la verità sul piano politico e sul piano dei miei compiti governativi, minaccia di ‘scrivere al Presidente del Consiglio per capire con esattezza quali sono le deleghe del sottosegretario Sgarbi’, con il subdolo riferimento al fatto che i vincoli li mette la Soprintendenza. Incredibile caso di ignoranza perché, come tocca a lui sindaco, la politica indica gli atti di indirizzo e ha il dovere di segnalare agli uffici competenti irregolarità e omissioni.
Dovrebbe bastargli, nella sua proterva volontà di impedirmi di dire quello che pensano molti milanesi e anche molti esponenti della sua maggioranza rispetto al progetto criminale di abbattere lo Stadio Meazza a San Siro. Perfino Silvio Berlusconi ha battuto un colpo e, a seguire, Massimo Mucchetti, autorevole esponente del Pd, Massimo Moratti e Bruno Tabacci che non sono di centrodestra.
Milan, San Siro non si tocca: la dura lettera di Vittorio Sgarbi
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L’affondo di Sgarbi: “L’abbattimento è un crimine”
L’abbattimento dello Stadio Meazza è, oggettivamente, un crimine. Io non faccio ‘esternazioni’, esprimo pensieri che rappresentano la condizione naturale delle funzioni ministeriali rispetto alla tutela e alla conservazione. La ridicola pretesa, per isolarmi o azzittirmi, di chiedere al Presidente del Consiglio quali siano le mie deleghe è la prova della mancanza di rispetto non per il Governo, ma per la legge, da parte del sindaco Sala che non credo otterrà una risposta né soddisfacente per lui né punitiva per me.
Sala chiederà al Presidente del Consiglio, a libertà vigente per il diritto di opinione e responsabilità ministeriale (cosa c’entrano le deleghe?) nei confronti della legge, quali siano i confini delle competenze del vicepresidente della Camera? Faccia pure. Io gli ripeto: il Meazza non si tocca. E chiederò al nuovo Soprintendente di procedere in ‘autotutela’ rispetto a posizioni assunte da deboli funzionari in precedenza.