Il Milan di Sergio Conceiçao è l’allenatore delle rimonte e ora la Champions League torna a essere d’attualità. E sul suo futuro in rossonero…
Due settimane fa il quarto posto in classifica era lontano undici punti. Oggi sei. Cinque in meno. Non male. No, per niente. Forse anche per questo Sergio Conceiçao ha chiesto rispetto. Per sè e per questa squadra. I suoi giocatori.
Giocatori che sanno soffrire, far venire il mal di cuore ma che non si arrendono mai. E le continue rimonte lo dimostrano. Le ultime due, contro Lecce e Como, decisive per tornare a lottare per entrare nell’Europa che conta. Ma decisive lo sono state anche quelle in Arabia Saudita, in Supercoppa Italiana contro Juventus (da 1-0 a 1-2) e nella finalissima con l’Inter (da 2-0 a 2-3) che hanno consegnato a Sergio Conceiçao il primo trofeo da allenatore del Milan.
Poi ci sono le quattro rimonte in campionato. La prima a Como, contro la squadra di Cesc Fabregas: la sfida comincia male, il Milan va sotto ma poi la ribalta e la vince con la rete di Rafael Leao. Rimonta completata anche contro il Parma. Apre Cancellieri, risponde Pulisic. Poi all’ottantesimo Delprato zittisce San Siro. Ma nel recupero succede di tutto. E il Milan vince ancora grazie al solito Reijnders (pareggio al minuto 91) e a Chukwueze (minuto 94).
Poi quelle più recenti. A Lecce contro Marco Giampaolo e sette giorni dopo ancora contro il Como, questa volta a San Siro. Due vittorie, sei punti e tutta un’altra classifica con la Champions League che torna più che un sogno.
Milan, Sergio Conceiçao può ancora giocarsi il proprio futuro in rossonero
Milan, Sergio Conceiçao e le continue rimonte: la Champions League è ancora possibile. E sul suo futuro…
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Grazie a queste sei partite Sergio Conceiçao si può giocare ancora la sua mezza stagione in rossonero.
Si può giocare anche la riconferma nel prossimo Milan (di Paratici più che di Tare). Vincere la Supercoppa Italiana, alzare al cielo la Coppa Italia (battendo in semifinale ancora l’Inter) e conquistare alla fine il quarto posto in Serie A potrebbe convincere l’attuale dirigenza a rivedere i piani almeno dal punto di vista tecnico. Ma sia chiaro: prima deve riuscirci…