Il Milan di Giampaolo continua a deludere, e se per a vincere bastasse tornare alle origini? Questa potrebbe essere la chiave di volta…
Male. Anzi malissimo. Un avvio da horror per il Milan di Marco Giampaolo, che in sei partite ha collezionato solo due vittorie (contro Brescia e Verona) e ben quattro sconfitte, di cui tre consecutive contro Inter, Torino e Fiorentina. Doveva essere un trittico utile a comprende a che punto fosse arrivato il lavoro d’apprendimento riguardante il processo d’assimilazione della mentalità “alla Giampaolo”, che in sé e per sé comprende il concetto di difesa alta, di possesso palla attivo e soprattutto di bel gioco.
E così è stato. In negativo però. Le risposte derivanti hanno portato alla peggiore delle crisi auspicabili a inizio stagione. Difficile da comprendere e analizzare in maniera corretta e lineare. Troppi cambi di modulo o meglio d’assetto che non hanno fatto altro che confondere sempre di più le idee ai giocatori in campo, i quali sembrano addirittura giocare contro l’allenatore, a tratti.
Tralasciando questo discorso, che poi in fondo dice tutto e niente, il Milan di Giampaolo per rialzarsi potrebbe tornare alle origini. Ovvero a quell’idea di gioco sviluppata durante il pre-campionato, durante tutto l’arco della preparazione estiva. Apice massimo e testimone lampante del miglior Milan visto sino ad oggi. Ripartire dalle prestazioni fatte contro Bayern Monaco, Benfica e Manchester United.
Tornare a considerare coloro i quali hanno lavorato in modo e maniera più approfondita sui movimenti voluti e cercati dal tecnico di Bellinzona. Per quanto possa sembrare assurdo, i vari Borini, Castillejo e Biglia, considerati da molti esuberi da far sparire a ogni costo da Milanello e dintorni, sono fondamentali più di quanto si possa pensare. E forse la soluzione migliore in risposta a un momento di difficoltà come quello che viviamo oggi. Vero, la qualità è quella che è, i curriculum anche, ma restano pur sempre gli interpreti maggiormente “catechizzati” al credo calcistico di Giampaolo.
Per uscire dalla crisi di risultati di questo inizio di stagione, Giampaolo potrebbe tornare ad affidarsi all’usato sicuro. Scelta giusta o grave regressione?
Milan, e se per vincere bastasse tornare alle origini? Le scelte di Giampaolo
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Senza nulla togliere a chi sta trascinando questo Milan a suon di voglia e sudore, Rafael Leao su tutti; ma la situazione è questa. E richiede attenzione. Non si può più sbagliare. Ipotizzando l’undici di partenza e dando per scontato l’utilizzo del 4-3-1-2, modulo sul quale l’allenatore rossonero presenta maggiori conoscenze, oltre alla titolarità indiscussa di Gigio Donnarumma fra i pali, la scelta più sensata resta caratterizzata da una difesa a quattro con Calabria a destra, Theo Hernandez a sinistra, più Musacchio (out in Liguria per squalifica, giocherà probabilmente Duarte) e Romagnoli centrali; un centrocampo a tre con Borini mezzala di destra, Calhanoglu mezzala di sinistra e Lucas Biglia in cabina di regia; Suso trequartista, alle spalle delle due punte; Samu Castillejo e Krzys Piatek.
Insomma, nulla da inventare o reinventare. Semplicemente un passo indietro rispetto alle recenti scelte dettate più che dalla testa dell’allenatore stesso, dalle continue pressioni della Società. I vari Bennacer, Krunic e Rebic hanno dimostrato di non essere pronti. Serve tempo per calarsi in una realtà affascinante e allo stesso tempo complicata come quella rossonera. Meglio affidarsi all’usato sicuro in vista di una partita, quella di Marassi contro il Genoa, che in caso di vittoria permetterebbe a tutto l’ambiente di prendersi una boccata d’aria fresca. In un clima più che mai rovente.