Milan, il senior advisor rossonero Zlatan Ibrahimovic ha parlato del suo ruolo soffermandosi in particolare sui giovani. Ecco le parole
Il senior advisor del Milan Zlatan Ibrahimovic è da sempre un punto di riferimento per i giovani e dal suo ritorno a Milano, nelle vesti di dirigente, si è mostrato molto presente sul fronte Milan Futuro. Lo svedese è, poi, sempre presente per la squadra e intervistato da The Athletic, ha rilasciato alcune dichiarazioni direttamente dagli Stati Unit, dove si trova con Fonseca e i suoi ragazzi per la tournée americana.
Tra i tanti punti toccati, Ibra ha voluto sottolineare ancora una volta l’importanza del suolo ruolo: “Ho voce in capitolo in molte categorie per portare risultati e aumentare il valore, il tutto con l’ambizione di vincere”
Zlatan ha, poi, affermato che i giovani devono essere sempre concentrati:
Non sono un baby-sitter. I miei giocatori sono adulti e devono assumersi le responsabilità. Devono dare il 200% anche quando non ci sono
Milan, Ibrahimovic: non sono un baby-sitter, i giovani devono dare sempre il 200%
Milan, Zlatan Ibrahimovic: non sono un baby-sitter! Le parole
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Nella sua intervista, Ibra ha parlato anche della possibilità di diventare allenatore:
Allenatore? No, Vedi i miei capelli grigi? Figuriamoci dopo una settimana da allenatore. La vita di un allenatore dura fino a 12 ore al giorno. Non hai assolutamente tempo libero. Il mio ruolo è connettere tutto; essere un leader dall’alto e assicurarsi che la struttura e l’organizzazione funzionino. Per tenere tutti sull’attenti
Questo, invece, il parere di Ibra sul figlio Maximilian, che gioca nel Milan Futuro:
Non è facile per lui perché, ovviamente, suo padre è quello che è. Quindi porta un cognome pesante. Ovunque vada, sarà sempre paragonato. Ma al Milan, nel mio ruolo, non lo vedo diverso dagli altri. Non lo giudico come se fosse mio figlio. Lo giudico come giocatore, come giudico tutti gli altri. Deve imparare, deve lavorare e deve guadagnare. Poi quello che succede, succede. È forte mentalmente. La gente pensa che il calcio sia facile e che tutti arrivino. Ma non è così