Partite contro squadre tedesche. Sarà un Milan tedesco, o almeno questo è quello che sembra filtrare da Via Aldo Rossi. Proprio per questo, Daily Milan propone oggi la Top 5 delle sfide più importanti della storia rossonera contro squadre della vicina Germania.
Partite contro squadre tedesche: Milan-Amburgo (1968)
Fu la prima Coppa delle Coppe vinta dal Milan. Quella stagione in panchina tornò Nereo Rocco e ricominciò un ciclo vincente, il club vinse il campionato con largo anticipo e ciò gli permise di concentrarsi per intero sulla Coppa delle Coppe. I rossoneri superarono 5-1 il Levski Sofia, poi eliminarono a fatica gli ungheresi del Gyor (una delle città col numero più ampio di deportazioni ebraiche durante la seconda guerra mondiale, dovuta alle grandissime comunità e sinagoghe israeliane presenti). Nei quarti ci volle lo spareggio per abbattere lo Standard Liegi. In semifinale un’altra avversaria tedesca, i campioni in carica del Bayern Monaco di Beckenbauer e Mueller. Il Milan vinse 2-0 a Milano, in trasferta finì 0-0. Diavolo in finale, direzione Rotterdam, ancora una volta contro una formazione tedesca. Perché, dall’altra parte del tabellone, l’Amburgo (retrocesso in Zweite Bundesliga per la prima volta nella sua storia solo due anni fa) aveva superato a fatica i gallesi del Cardiff, 1-1 nella Capitale e 3-2 in Germania. Era la squadra di una delle più importanti bandiere del calcio tedesco: Uwe Seeler, un calciatore dalle grandissime qualità che, a differenza di altri, scelse di rimanere tutta la carriera nel modesto Amburgo. Nella finale di Rotterdam, nello stadio del Feyenoord che stava per dare inizio all’epopea olandese con Happel in panchina, il Milan chiuse la pratica e vinse 2-0 con una doppietta in venti minuti dell’ex Fiorentina e Juventus Kurt Hamrin. Nella prima rete Anquiletti pescò lo svedese in mezzo all’area che insaccò, la seconda fu un’azione personale conclusasi con un tiro irresistibile. A fine gara Gianni Rivera alzò il trofeo, il Milan per la prima volta vinse la Coppa delle Coppe, secondo titolo europeo della storia rossonera.
Partite contro squadre tedesche: Milan-Magdeburgo (1974)
A distanza di sei anni, il Milan scese di nuovo in campo a Rotterdam per una finale di Coppa delle Coppe, sempre contro una tedesca, quella volta si chiamava Magdeburgo. Il 1974 fu l’anno di grazia della Germania dell’Est calciofila, che al Mondiale batté quella dell’Ovest. La misera Trabant (che in realtà non fu ideata dai tedeschi ma fu un omaggio del governo sovietico) stava sorpassando la Mercedes e al volante c’era proprio il centrocampista del Magdeburgo dei miracoli: Jurgen Sparwasser. Un gran destro in diagonale a dieci minuti dalla fine di quel match bastò a superare i futuri campioni del mondo. Jurgen mirò proprio al cuore del capitalismo. Alcuni tiri fanno crollare gli stadi mentre il suo, quindici anni prima del previsto, fece crollare un…muro. In quel destro c’era tutto: la voglia di farsi sentire, di urlare all’Europa “ci siamo anche noi” e quella di riunificarsi. Soltanto l’anno prima la Dynamo Berlino (il club che vinceva tutti i campionati perché squadra della Stasi) aveva sfiorato la finale perdendo solo ai rigori contro un’altra Dynamo, famosa a Mosca. Sempre in quella zona della Germania c’è una squadra in forte crescita, era proprio il Magdeburgo che raggiunse e vinse, miracolosamente, la finale di Coppa delle Coppe contro il Milan di Trapattoni. Finì 2-0, dopo l’autogol di Lanzi e la conclusione svirgolata del giustiziere dell’Est Sparwasser, deviata dal mediano Seguin. Il Magdeburgo diventò la prima e unica squadra della DDR ad aggiudicarsi una coppa europea. Per la prima volta l’Est stava avendo più rilevanza sportiva sull’Ovest, mentre il Milan iniziò un decennio con più gioie che dolori.
Partite contro squadre tedesche: Bayern monaco-Milan (1990)
Fu sicuramente una delle partite più importanti della storia rossonera anche la semifinale di Coppa dei Campioni contro il Bayern Monaco, giocata il 18 aprile 1990. Dopo aver battuto 1-0, a San Siro, la formazione di Jupp Heynckes (che a Monaco ci tornerà altre due volte) grazie a un rigore di Van Basten, il ritorno nel vecchio Olympiastadion fu caldissimo. Sacchi fu costretto a fare a meno di Ancelotti, Gullit e Donadoni…non proprio roba da poco. Il Milan dominò per circa un’ora, Massaro e Van Basten sbagliarono alcune ghiotte occasioni e, al sessantesimo esatto, un’ingenuità difensiva portò al vantaggio il Bayern che rimise tutto in parità. Il gol lo segnò Strunz (sì, proprio quello del caro e vecchio Trap). All’ultimo minuto Maldini sfiorò la rete dell’1-1, con il portiere dei tedeschi che dovette superarsi in corner. Si andò ai supplementari. A pareggiare la partita fu Stefano Borgonovo con un meraviglioso pallonetto. Inutile il nuovo vantaggio del Bayern, con molta sofferenza il Milan di Arrigo Sacchi volò in Austria per battere il Benfica e conquistare la quarta Coppa dalle grandi orecchie della sua storia.
Partite contro squadre tedesche: Borussia Dortmund-Milan (2002)
Un’altra partita dolorosa contro un club tedesco fu quella del 4 aprile 2002, quando al Westfalenstadion di Dortmund andò in scena Borussia Dortmund-Milan, partita valida per l’andata delle semifinali di Coppa Uefa. Carlo Ancelotti, subentrato in panchina a Fatih Terim a stagione in corso, schierò un 4-3-1-2 col rombo a metà campo e, in maniera del tutto discutibile, lasciò Manuel Rui Costa seduto in panchina. Mentre il Borussia Dortmund di Matthias Sammer, che stava per vincere la Bundesliga, propose nell’undici titolare un indemoniato Màrcio Amoroso (capocannoniere della massima divisione tedesca con 18 gol). I gialloneri disputarono la Uefa in virtù del terzo posto ai gironi di Champions. La partita si sbloccò dopo sette minuti dal fischio d’inizio. Amoroso puntò Contra e lo saltò, il rumeno non fece in tempo a guardare il pallone che agganciò il piede del brasiliano e lo atterrò in area di rigore: dagli undici metri, il bomber ex Udinese trascinò il Borussia avanti 1-0. Alla mezz’ora una fiammata di Andrea Pirlo lanciò Pippo Inzaghi, il numero nove si lasciò ipnotizzare da Lehmann e in contropiede il Borussia andò a raddoppiare ancora con Amoroso, al termine di una giocata da urlo su Laursen. Cinque minuti più tardi ecco la terza marcatura, manco a dirlo ancora con Amoroso. A fine primo tempo arrivò la prima vera occasione rossonera con un palo colpito da Pirlo; la sua fu l’unica sufficienza tra i rossoneri in quella serata. Nella ripresa non successe nulla fino all’ora di gioco, quando, ancora in contropiede, Heinrich spense ogni speranza di qualificazione per il Diavolo. Il 3-1 dei rossoneri a San Siro si rivelò inutile. Visto come si concluse la stagione successiva, quella partita di rimpianti ne lasciò davvero pochi. Il Borussia perderà la finale contro i padroni di casa del Feyenoord.
Partite contro squadre tedesche: Milan-Schalke 04 (2005)
Era il Milan di Istanbul, quello che subì un’estate di sfottò ben orchestrata dalla Milano nerazzurra, quello con addosso l’impronta del Liverpool di Dudek e Gerrard. Nel Gruppo E della Champions League 2005/06, nonostante la vittoria firmata quindici giorni prima contro il Fenerbahce, il Milan era chiamato a vincere la sesta e ultima gara contro i tedeschi dello Schalke. Dopo la sconfitta della settimana precedente rimediata in campionato contro il Chievo, il morale del gruppo era bassissimo, a terra. Il destino stava per costruire un nuovo scherzo ai ragazzi di Ancelotti: all’andata, a Gelsenkirchen i rossoneri pareggiarono 2-2, un risultato che a Milano avrebbe promosso la squadra di Ancelotti; un 3-3 avrebbe invece qualificato il club della Ruhr. Il gol su punizione di Pirlo portò il match in discesa, ma Poulsen rimise la sfida in totale equilibrio. Nella ripresa si scatenò Ricky Kakà, doppietta per lui, per un 3-1 che sapeva di “partita in cassaforte”. Ma non fu così. Al 21′ del secondo tempo lo Schalke accorciò le distanze con Lincoln. Il Milan vide passare sul cielo di San Siro i fantasmi di Istanbul, ma resse il colpo, conservò il vantaggio e andò dritto agli ottavi. Quello era lo Schalke di Altintop e di Asamoah, una squadra che stava per lanciare il portiere più forte al mondo: Manuel Neuer. Ma, soprattutto, era lo Schalke di Ralf Rangnick.