Mirabelli ha sicuramente galvanizzato il tifo milanista stanco di vedere: squali, condor e ogni altro tipo di predatore banchettare prima negli uffici di via Turati, poi in quelli di via Aldo Rossi.
I suoi trascorsi all’Inter non lo hanno portato a Casa Milan da salvatore della patria, il tempo, la competenza e l’operato hanno fatto sì che pochi pensino al passato di Massimiliano Mirabelli. Braccio destro di Fassone, il Diesse rossonero ha finora operato con grande competenza, ferma volontà e massima dedizione per la causa. I giocatori giunti a Milanello sono stati tutti fortemente voluti dallo staff dirigenziale, scelte che alla lunga stanno ripagando della fiducia concessagli e degli investimenti fatti. Kalinic è rimasto indietro rispetto agli altri, ma lui stesso non è il giocatore semi-ininfluente ammirato finora. Potrebbe partire a fine stagione, ma questo è un altro capitolo. Tanti acquisti, tutti studiati dopo mesi e mesi di valutazioni, presenze negli stadi e viaggi di puro lavoro, non cene o rimpatriate tra amici (alla Adriano Galliani per non fare nomi). Il capitale messo nelle mani di Mirabelli e Fassone è stato di quelli importanti, qualcosina poteva esser fatta diversamente, ma si sa, quando si deve obbligatoriamente cambiare tanto, ci sta che alcuni particolari vengano meno. Il lavoro di Mirabelli ad oggi merita un 7 pieno, il finale di stagione e le prestazioni dei singoli potrebbero far lievitare la valutazione.
PICCHE AI RICATTI E PROGRAMMAZIONE Massimiliano Mirabelli in questa prima stagione da dirigente del Milan, si è già destreggiato in maniera egregia. Alcune uscite hanno sollevato un po’ di polvere, ma il linguaggio diretto e colorito è parte del personaggio. Qualcuno ne ha strumentalizzato il modo di fare, il pugno duro con il quale il Diesse rossonero si siede al tavolo della trattativa non piace a tutti. Tra questi ci sono i procuratori, intermediari e agenti in genere, figure che han sempre banchettato nel Milan di Berlusconi e Galliani, nettamente meno oggi. Le spese del club riguardanti le commissioni sono calate di circa il 70% rispetto al passato. A Casa Milan si è voluta cambiare aria, non ci sono più i procuratori che tirano per la giacca i dirigenti sperando di entrarne nelle grazie o concludere infruttuosi e costosissimi affari. Mino Raiola è colui che più di tutti ne sta pagando lo scotto. Prima il rinnovo di Donnarumma col Milan, poi la clausola mai inserita e quelle provvigioni diventate improvvisamente “magre”. Calabrese d’origine e tosto di carattere, Mirabelli non ha timore a fronteggiare chi dall’altra parte della scrivania. La linea dura può portare a qualche equivoco, ma ha sicuramente galvanizzato il tifo milanista stanco di vedere: squali, condor e ogni altro tipo di predatore banchettare prima negli uffici di via Turati, poi in quelli di via Aldo Rossi. L’altro aspetto è la programmazione, sconosciuta alla vecchia dirigenza, punto di forza dell’attuale. Il rinnovo di Gattuso non è un atto dovuto, bensì il primo pilastro sul quale ergere la struttura del Milan di domani. Confermato l’allenatore, lo staff rossonero sceglierà quali nomi inseguire, quali ruoli guarnire al meglio e, quali giocatori dell’attuale rosa sacrificare per rinforzare il gruppo. In passato si viveva alla giornata, oggi con o senza soldi (le Uefa imporrà il suo diktat), si pensa al domani, non solo quello immediato, ma anche quello a più lunga scadenza.