Il difensore del Napoli, Juan Jesus, si è detto avvilito per la decisione del Giudice Sportivo su Acerbi in merito al presunto caso di razzismo
La decisione del Giudice Sportivo, Gerardo Mastrandrea, in merito al presunto caso di razzismo che ha visto coinvolti Juan Jesus e Francesco Acerbi sta avendo inevitabilmente uno strascico di polemiche e discussioni. Il difensore dell’Inter, che rischiava una squalifica di dieci giornate, è stato assolto per mancanze di prove.
Il Napoli, nella giornata di ieri, ha già fatto sapere che non indosserà la patch anti-razzismo della Serie A. Insomma, il club partenopeo è rimasto basito davanti ad una decisione del genere. Il difensore degli azzurri ha cambiato la foto profilo del suo Instagram sostituendola con il pugno chiuso del Black Power. E proprio pochi minuti fa è arrivato anche il tanto atteso commento del difensore brasiliano tramite una nota ufficiale sul sito del Napoli.
Razzismo, Juan Jesus avvilito: allora perché Acerbi si è scusato?
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Nessuna squalifica dunque per il centrale nerazzurro che potrà tornare a disposizione di Simone Inzaghi per la prossima partita di campionato contro l’Empoli. In casa Napoli c’è scoramento e frustrazione per una decisione del Giudice Sportivo ritenuta inconcepibile.
Pochi minuti fa è arrivato anche il commento tanto atteso di Juan Jesus diffuso tramite una nota sul sito ufficiale del club azzurro. Ecco il pensiero del difensore brasiliano:
In merito a quanto accaduto durante Inter-Napoli e alla successiva decisione del giudice sportivo, Juan Jesus, accompagnato dai suoi legali, intende precisare quanto segue. Ho letto più volte, con grande rammarico, la decisione con cui il Giudice Sportivo ha ritenuto che non ci sia la prova che io sia stato vittima di insulti razzisti durante la partita Inter-Napoli dello scorso 17 marzo: è una valutazione che, pur rispettandola, faccio fatica a capire e mi lascia una grande amarezza. Sono sinceramente avvilito dall’esito di una vicenda grave che ho avuto l’unico torto di aver gestito “da signore”, evitando di interrompere un’importante partita con tutti i disagi che avrebbe comportato agli spettatori che stavano assistendo al match, e confidando che il mio atteggiamento sarebbe stato rispettato e preso, forse, ad esempio. Probabilmente, dopo questa decisione, chi si troverà nella mia situazione agirà in modo ben diverso per tutelarsi e cercare di porre un freno alla vergogna del razzismo che, purtroppo, fatica a scomparire. Non mi sento in alcun modo tutelato da questa decisione che si affanna tra il dover ammettere che “è stata raggiunta sicuramente la prova dell’offesa” ed il sostenere che non vi sarebbe la certezza del suo carattere discriminatorio che, sempre secondo la decisione, solo io e “in buona fede” avrei percepito. Non capisco, davvero, in che modo la frase “’vai via nero, sei solo un negro …” possa essere certamente offensiva, ma non discriminatoria. Non comprendo, infatti, perché mai agitarsi tanto quella sera se davvero fosse stata una “semplice offesa” rispetto alla quale lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, l’arbitro ha ritenuto di dover informare la VAR, la partita è stata interrotta per oltre 1 minuto ed i suoi compagni di squadra si sono affannati nel volermi parlare. Non riesco a spiegarmi perché mai, solo il giorno dopo e in ritiro con la Nazionale, Acerbi abbia iniziato una inversione di rotta sulla versione dei fatti e non abbia, invece, subito negato, appena finita la partita, quanto era in realtà avvenuto. Non mi aspettavo un finale di questo genere che temo – ma spero di sbagliarmi – potrebbe costituire un grave precedente per giustificare a posteriori certi comportamenti. Spero sinceramente che questa, per me, triste vicenda possa aiutare tutto il mondo del calcio a riflettere su un tema così grave ed urgente.