Dopo le polemiche per le pessime condizioni del manto erboso, via al restyling. L’agronomo: «Troppe partite, il campo non regge».
Troppe sfide, tante polemiche, ma finalmente il terreno di gioco del Meazza finisce sotto i ferri. L’annuncio tanto atteso lo ha dato il direttore tecnico del Milan Paolo Maldini prima di Milan-Juventus: il campo di San Siro sarà rifatto completamente e sarà pronto in due settimane, in tempo per il derby della Madonnina del 5 febbraio. A confermare la notizia Giovanni Castelli, l’agronomo responsabile dello stadio, che ha annunciato alla Gazzetta dello Sport che i lavori inizieranno il prima possibile per dare a San Siro un prato all’altezza della sfida d’alta classifica tra Milan e Inter.
Il “campo di patate” che causa infortuni
Una notizia tanto attesa da Stefano Pioli e Simone Inzaghi che ormai da tempo lamentano il problema di essere costretti a giocarsi lo scudetto su “un campo di patate”. Numerose anche le polemiche per il ruolo che le pessime condizioni del campo ha avuto sugli infortuni dei giocatori in un periodo in cui la rosa del Milan è già corta a causa del Covid. Nel post partita di Milan-Juventus, il tecnico rossonero, commentando l’ennesimo infortunio di Ibrahimovic, ha puntato il dito contro il manto erboso del Meazza: «Ibra ha avuto un problema al tendine, sostiene che sia dovuto anche alla durezza del terreno. E’ difficile capire quando tornerà. La sosta ci aiuta a fare delle valutazioni».
I segreti del campo
Tante, troppe le partite giocate. La lunga tenuta del campo è dovuta alla soluzione mista di prato in sintetico ed erba naturale, che come spiega Castelli è presente al Meazza fin dal 2013: «Una soluzione che esiste da una ventina di anni e che ormai utilizzano tutti i top club d’Europa. Ogni due centimetri di erba c’è un filo sintetico di venti centimetri che per diciotto entra in profondità mentre fa capolino con due centimetri. In un metro quadro di zolle si hanno centinaia di fili, è come se mettessimo dei chiodi in una tavola: massima sicurezza e tenuta. Praticamente è come se ogni zolla fosse una casella di un puzzle che va a incastrarsi con l’altra».
I tempi dei lavori
Solitamente i lavori sul campo si effettuano d’estate a campionato concluso, ma vista l’emergenza del terreno di gioco e la sosta per gli impegni della nazionale saranno effettuati prima del derby, complici anche condizioni metereologiche favorevoli. Sullo stato dei lavori Castelli conferma: «Siamo pronti a partire con il lavoro di sostituzione e ricucitura del terreno di gioco. Il derby avrà il manto erboso che una sfida così importante e spettacolare merita, e avevamo garantito fino alla sosta di Natale». D’altronde non si poteva più rimandare: dopo il derby del 5 febbraio è in programma un ciclo di sette incontri in dieci giorni tra campionato e coppe.
Troppe partite non fanno bene al campo
Incassate le polemiche, Castelli dice la sua sull’argomento lamentando come troppe partite e allestimenti sul prato rovinino il terreno da gioco: «Il calendario è stato troppo fitto di appuntamenti e il campo ne ha risentito. Pensate che dall’Epifania a domenica sera a San Siro sono state giocate 7 partite tra Serie A e Coppa Italia, a cui dobbiamo aggiungere la Supercoppa, che durante la premiazione ha portato circa trecento persone in campo. Una volta sono state giocate due partite in appena 24 ore e in altri due casi due gare a distanza di 48 ore». Dopo Inter-Venezia di sabato, si è giocata Milan-Juventus domenica sera, due partite in due giorni. Nel big match contro la Juve il campo era in condizioni pessime e questo non ha favorito la fluidità del gioco delle due squadre. Non era la prima volta che si disputavano a San Siro due gare così ravvicinate: sempre a gennaio, è successo con la finale Inter-Juventus di Supercoppa e la partita Milan-Genoa di Coppa Italia. Il terreno ne ha risentito. Da inizio stagione, al Meazza in 153 giorni sono andate in scena 34 match tra campionato, Champions League, Coppa Italia, Supercoppa e Nations League.
Il campo finisce sotto i ferri in attesa di tante altre partite, forse troppe vista anche la tenuta fisica dei giocatori. Ma questa è un’altra storia che non compete alle strutture.