Pietro Cartolano ci aiuta a rileggere Hellas Verona-Milan 0-1 in chiave tattica.
Ben ritrovati appassionati di tattica e di Milan, come di consueto andiamo ad analizzare dal punto di vista tattico la prestazione dei rossoneri; da oggi con l’ausilio di immagini create ad hoc. Hellas Verona-Milan, terzo turno di campionato, 0-1.
Di seguito riportiamo i temi caldi:
1 – Questione modulo
2 – Come è cambiata l’uscita palla al piede
3 – La prova inconfutabile che Giampaolo legge ”Tattica…mente”
4 – Come mai l’azione è sempre così lenta
5 – Come mai la gara è rimasta aperta pur giocando in superiorità numerica
6 – Considerazioni e conclusione
1 – QUESTIONE MODULO:
È inutile ripeterlo ogni settimana e in ogni articolo, se un allenatore crede in un’idea difficilmente vi si scosta: il Milan riparte da Verona con il 4-3-1-2 (come da immagine A) cioè con il trequartista dietro alle due punte. In questo caso l’interprete è il peggiore in queste tre giornate: Paquetà.
Ingiustamente, a mio modo di vedere, Castillejo è stato fortemente criticato in queste prime uscite. Stesso trattamento riservato ad Andrè Silva che ha interpretato il ruolo sicuramente meglio di Piatek. La miglior partita della stagione, infatti, è stata quella col Brescia in cui i due attaccanti (Suso e Andrè Silva appunto) hanno giocato larghi e il trequartista (Castillejo) si buttava negli spazi creati. Proprio per questo motivo non mi stupirei di vedere Piatek sempre più relegato a un ruolo di comprimario nel caso in cui esplodesse Ante Rebic, che è sicuramente un giocatore più funzionale al 4-3-1-2.

2 – COME È CAMBIATA L’USCITA PALLA AL PIEDE
Nell’articolo dedicato a Milan-Brescia avevamo evidenziato come l’uscita palla al piede che comincia da Donnarumma è sempre, o quasi, pulita e che il punto su cui Giampaolo avrebbe dovuto lavorare era la posizione di Kessié, per allontanarlo dalla zona di costruzione. Come evidenzia l’immagine B, Giampaolo ha ovviato a questo problema modificando alcune posizioni: Calhanoglu e Biglia giocano a due (escludendo Kessié che avanza) e provano a ricevere palla negli spazi concessi dagli attaccanti che necessariamente o marcano i difensori o chiudono le linee di passaggio verso i due centrocampisti; i due terzini sono molto larghi e i due centrali occupano una posizione coraggiosa all’interno dell’area; Biglia, in questa situazione evidentemente non semplice, chiama con il braccio Paquetà che dovrebbe venire incontro a ricevere. Ciò permetterebbe di velocizzare la manovra e di escludere dall’azione difensiva del Verona ben quattro giocatori che sono andati al pressing alto. Questa soluzione, però, non si è mai trasformata in reale possibilità.

3 – LA PROVA INCONFUTABILE CHE GIAMPAOLO LEGGE “TATTICA…MENTE”
La proponiamo come battuta, sperando sia cosa vera, ma vi è una coincidenza particolare. Nell’articolo precedente era stata esposta una teoria che non si basava su fatti avvenuti, ma su una proposta tattica per l’uscita palla al piede. Veniva proposto lo scambio di posizioni tra Suso e Kessié per impostare il gioco. Perché? Risposta semplice: Suso è più forte tecnicamente, mentre Franck ha più gamba per ”andare dentro”. Ecco proposta nell’immagine C la realizzazione di questa situazione.
P.S. Mister Giampaolo se ci sei batti un colpo!

4 – COME MAI L’AZIONE È SEMPRE COSÌ LENTA:
Questo è stato il vero problema di tutti i novanta minuti del Bentegodi a cui Giampaolo ha provato a ovviare a fine primo tempo cambiando il modulo e un interprete (inserendo Rebic per Paquetà). Come evidenzia l’immagine D, con l’inserimento del croato il Milan è passato al 4-2-3-1.

Qualsiasi modulo venga utilizzato, però, il Milan ha difficoltà: Piatek non apre gli spazi, pertanto Rodriguez è costretto a salire pur se evidentemente non ha questa soluzione nelle corde. Come racconta l’immagine E, sia lui sia Kessié hanno preso il giusto spot tattico, ma non hanno creato i pericoli che quella posizione presuppone.

Ma il vero problema è la distanza tra i giocatori di qualità: se Suso decidesse di chiudere un 1-2 con il compagno (cosa che ahinoi non accadrà mai) dovrebbe farlo con Kessié. Se Paquetà o Calhanoglu volessero inserirsi dovrebbero cedere il pallone a Biglia i cui ritmi sono moviolistici. Suso, Paquetà e Calhanoglu dovrebbero giocare più vicini o almeno su linee non intercettabili dai difensori avversari. Solo così l’azione può essere catalizzata.

5 – COME MAI LA GARA È RIMASTA APERTA PUR GIOCANDO IN SUPERIORITÀ NUMERICA:
Sfatiamo il tabù che giocare contro una squadra in inferiorità numerica sia facile. Le squadre di bassa classifica in Italia hanno nel DNA il catenaccio e contropiede, pertanto affrontare un squadra del genere in dieci significa attaccare contro un muro di altrettanti assetati di 0-0 che non si sposteranno mai dalla loro area (come evidenzia anche l’immagine F, precedente, in cui sono cerchiati Paquetà, Suso e Calhanoglu). Come se non bastasse, però, il Milan ci mette del suo: pur se la difesa ha sempre giocato con una linea altissima (vedi l’immagine G), spesso e volentieri la squadra si è allungata a dismisura (vedi l’immagine H) rompendo, così, la pressione psicofisica che dovrebbe subire una squadra in dieci uomini. Dar tempo al Verona di liberarsi dagli attacchi rossoneri e concedere spazio per perdere tempo regala un’arma importantissima agli avversari.


6 – CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE:
Dopo le prime tre giornate ogni tifoso avrebbe sperato nella conquista dei nove punti considerate le avversarie di medio/bassa classifica. La situazione, però, a mio modo di vedere non deve essere considerata così tragica: quando si insedia un allenatore con un’identità di gioco precisa, non si può pretendere di vedere i risultati dopo solo qualche settimana. È necessario concedere tempo a una squadra di giocatori non fenomenali che devono recepire e attuare concetti nobili e complessi del calcio moderno. Anche Giampaolo ha ammesso che i giocatori del Milan sono troppo abituati a pensare individualmente, mentre lui vuole che inizino a giocare “da squadra”. Può sembrare una frase semplice e scontata, ma si racchiude tutta l’essenza dell’allenatore.
In conclusione, ammetto di essere spaventato in vista del derby, ma concedo il beneficio del dubbio alla squadra e a Giampaolo che devono trovare sia la soluzione tattica sia la soluzione emotiva per affrontare senza paura, e con la giusta consapevolezza, l’armata di Antonio Conte.
Vi lascio con una immagine e un quesito: se Romagnoli interviene rimettendo in gioco il pallone che porta all’espulsione di Calabria, non è da considerarsi fuorigioco passivo quello degli attaccanti scaligeri? Se non fossero stati in quella posizione, sicuramente Romagnoli sarebbe intervenuto diversamente.
P.S. Complimenti alla linea difensiva altissima e compattissima.





