Pietro Cartolano ci aiuta a rileggere Genoa-Milan in chiave tattica.
Vincere e perdere la panchina, il triste epilogo di una situazione confusionaria. Altro che tattica.
Le nostre analisi possono essere una chiave di lettura della gara, ma a quanto pare interessano poco dalle parti di Milanello. Noi, comunque, cercheremo di capire il perché di alcune scelte e cercheremo di affrontare in modo professionale l’approfondimento sulla gara, pur sapendo che non dovremmo essere gli unici a farlo. Condannare Giampaolo dopo la partita di sabato sera sembra una grande presa in giro da parte della Società; ma entriamo nei dettagli.
Il menu di oggi offre:
1 – Noti imprevisti
2 – Errori individuali
3 – Collettivo, professionalità e altri concetti vaghi
4 – L’ultimo numero
1 – NOTI IMPREVISTI
“Noti imprevisti” fa quasi ridere. Nel calcio, come nella vita, un imprevisto non dovrebbe essere preventivabile. Eppure credo di non essere l’unico che prima della partita del Milan si aspetta un errore del singolo che determina il risultato. Tra espulsioni stupide, scelte sbagliate nella trequarti avversaria, coperture difensive allegre e movimenti lenti è semplice aspettarsi che accada qualche sciocchezza.
In questa rubrica abbiamo spesso evidenziato l’inutilità di Piatek in questo Milan, non perché sia un giocatore scarso, bensì perché è quel tipo di attaccante che non aiuta la manovra e non permette di catalizzare le azioni. Dalla sua fuoriuscita dal campo, infatti, il Diavolo si è risvegliato: Leao cerca il pallone allargandosi, punta l’avversario e crea spazio per gli inserimenti delle mezzali. Paquetà in questo caso, perché Calhanoglu e Kessié hanno nuovamente preso l’ascensore nel verso sbagliato. Era preventivabile? Purtroppo sì.
2 – ERRORI INDIVIDUALI
Se quelli di Piatek e Calhanoglu sono errori catalogabili nelle difficoltà di inserimento nei ritmi e nella manovra che l’allenatore richiede, quelli di Reina e Calabria sono errori individuali. In qualsiasi caso non oserei criticare Reina, la cui prestazione è stata ottima e il cui curriculum parla, anzi grida, da sé. Il ruolo del portiere è sicuramente il più delicato: se un terzino sbaglia lo stop regala un rimessa laterale, mentre il portiere concede un gol.
È invece imperdonabile l’ennesimo errore di Calabria. Accettiamo un cross sbagliato, uno stop sbagliato, un passaggio sbagliato, ma non la presunzione. La presunzione è un grosso male della società moderna. Nel calcio è ancora più influente che nella vita di tutti i giorni. Quando un calciatore che sta passando un evidente momento di difficoltà personale (oltre al momento di difficoltà collettivo) non si rende conto di dover giocare nel modo più semplice e pragmatico possibile, allora dobbiamo soffermarci a riflettere. Cercare di passare il pallone con il tacco, sbagliare e commettere il fallo da seconda ammonizione è almeno eccepibile se non doveroso di critica e condanna.
3 – COLLETTIVO, PROFESSIONALITÀ E ALTRI CONCETTI VAGHI
Il partito di Giampaolo, di cui personalmente sono primo elettore, si basa sul concetto di collettivo. Anzi, si basa sul “concetto”. Averne uno, o più di uno, non è scontato nel Milan. Contro la Fiorentina «sembrava ci fossimo trovati al campo per giocare, come se non ci fossimo mai allenati insieme». A Genova nel primo tempo alcuni giocatori sembravano catapultati in campo senza logica.
In un motore ogni componente deve collaborare per essere utile. Altrimenti un tubo, un pistone o una candela sarebbero semplici oggetti praticamente inutili. Il motore Milan ha enormi difficoltà a funzionare, come se girasse a tre. Peccato che qualcuno pensi che il problema sia il serbatoio vuoto.
Gli errori sotto porta di Piatek e Kessié a Torino, la scelta insensata di Suso nel famoso contropiede del derby, l’espulsione di Musacchio contro la Fiorentina… Tra collettivo e professionalità non riesco a capire cosa sia più complesso da ritrovare. Eppure la dirigenza ha il coraggio barbaro di puntare il dito contro Giampaolo! Ma se il vostro lavoro dipendesse da Musacchio, Calabria, Kessié e Piatek dormireste sonni tranquilli? Pagare per la poca professionalità di chi lavora per te credo che sia difficile da digerire.
4 – L’ULTIMO NUMERO
Questo è l’ultimo numero di “Tattica…mente” con Marco Giampaolo in panchina. Ammetto che l’idea di creare questa rubrica nasce dalle spiccate doti tattiche di questo allenatore. Pensare di dover continuare questo bellissimo viaggio con Spalletti, Pioli o Rudi Garcia non ha lo stesso valore affettivo. Sarà interessante capire come cambierà il Milan nell’interpretazione delle gare. Si spera che cambi una cosa: la voglia di incidere e l’umiltà di mettersi a disposizione dell’allenatore. Almeno questo dovrebbe essere alla base. Infine, mi sento di augure il meglio a Giampaolo: grande uomo e grande mente. Sperando possa ritrovare presto la sua realtà.
Nessun suggerimento di formazione, nessuna immagine: così “Tattica…mente” esprime il suo dissenso.