A uscirne a testa altissima nei momenti difficili questo Milan ci ha abituato fin troppo bene. Sabato è successo un’altra volta, nella partita clou di tutta la stagione, la più intricata sul calendario, il derby contro l’Inter in un San Siro nerazzurro e con i rivali cittadini avanti in classifica. Un match da ultima spiaggia o quasi, anche se nessuno dalle parti di Milanello sotto sotto voleva leggerlo o sentirlo dire. Ma è forse proprio qui, da quel credere che a conti fatti l’esito della sfida avrebbe segnato nel bene o nel male la stagione rossonera che ha avuto origine l’energia sprigionata da Giroud e compagni sabato sera al Meazza.
Tutto in un fazzoletto con l’Inter avanti 1-0, va ammesso ai punti “con ampio merito”. È bastato rivedere l’assetto sulla trequarti (bravo Stefano Pioli) con Brahim Diaz fresco in campo al posto di Franck Kessié (esperimento da archiviare) e tutto è cambiato. Olivier Giroud con la sua doppietta è salito fin su all’Olimpo dei grandi campioni dei derby, e in molti lo stavano aspettando. Senza Ibra, ancora out, il Milan si è gustato la portata principale dopo aver lasciato entrée e antipasti all’Inter di Simone Inzaghi, forse troppo sazia per arrivare convinta fino in fondo al menù. Grande prova anche di Mike Maignan, un colosso, lui che meriterebbe una statua a Milanello, al posto di quella del Paròn Nereo Rocco, e non solo per la prestazione di sabato, per tutte le emozioni che ci ha regalato da quando indossa i nostri colori. Maignan ha fatto allegramente dimenticare Gigio Donnarumma, prendendosi peraltro la palma di miglior rossonero in un derby (cosa che Gigione non si è mai conquistato, il fratello Antonio sì, in Coppa Italia). Frecciate, eco del pensiero di tanti tifosi milanisti che per chissà quanti anni ancora non gli perdoneranno di aver lasciato il suo Milan per Parigi. E noi con loro.
Bene Milan, sei forte, l’hai dimostrato. Aspettavamo una risposta secca e seppur sofferta la risposta è arrivata. Questo è l’inizio di una fase calda, bollente, decisiva di una stagione fin qui eccellente. L’impegno contro la Lazio di mercoledì sera a San Siro in coppa profuma di trend da confermare. Poi arriverà la Samp dell’ex Marco Giampaolo, il maestro che a Milanello sembrava potesse emulare Sacchi e alla fine ha finito per fare il bidello. Manco il sarto tanto caro a Berlusconi, a vagare nei corridoi del centro sportivo (e in zona mista l’ultima volta a Marassi) sembrava proprio un bidello.
Ora all’orizzonte per Pioli c’è Sampdoria, Salernitana e Udinese prima del Napoli, che a marzo ospita il diavolo al San Paolo. Più dura per l’Inter: i nerazzurri hanno Roma in Coppa Italia e Liverpool in Champions a ridurre le energie, e già sabato a Napoli si giocano una fetta di scudetto. Un trittico, quello per il Milan, sulla carta più abbordabile, decisamente più abbordabile, se non altro a vedere gli equilibri lungo la classifica (la Samp è 16^, la Salernitana ultima e l’Udinese si attesta al 14° posto). Insomma, certo, sbagliare è un attimo, ma qui bisogna davvero davvero impegnarsi.




