Il Milan non può più permettersi un attacco non all’altezza, serve una punta affidabile. Perplessità su Scamacca, Morata difficile, Arnautovic, come vice Rebic.
Ormai l’hanno capito anche i sassi a Milanello: il problema esiziale del Milan è l’attacco. Esiziale, perché tecnicamente compromette irrimediabilmente la struttura di tutta la squadra rossonera. Sappiamo quanto possa incidere, specialmente nel campionato italiano, un buon attaccante, da 20 gol stagionali, e sappiamo anche come un attaccante che segni sia in grado di nascondere, o meglio contenere, i deficit di una squadra. Se poi parliamo di squadre che giocano un calcio cosiddetto “europeo”, la mancanza di una punta di ruolo rischia di vanificare la mole di gioco prodotta e conseguentemente ridimensionare anche il lavoro di un tecnico. Un esempio su tutti, la Fiorentina di Italiano. Nel caso del Milan di Pioli le ripercussioni sono state sesquipedali e accentuate da un combinato disposto di fattori.
Attacco rossonero, la passata stagione
Piccolo passo indietro. Non dimentichiamo che l’acquisto di Giroud era stato pensato per far rifiatare Ibrahimovic, che nella scorsa stagione, al netto di sole 7 partite giocate 90′ e 8 gol fatti, è stato continuamente vittima di ripetuti acciacchi al tendine d’Achille e al ginocchio. Fortunatamente il 5 febbraio cominciò a “girarsi” Giroud, che segnò 6 gol, 4 dei quali (doppietta contro l’Inter, gol al Maradona e gol contro la Lazio) portarono 12 punti e furono decisivi per la vittoria del campionato.
Per onore di cronaca, non dobbiamo dimenticare nemmeno quelle volte in cui mancarono sia Ibra sia lo stesso Giroud (tra quarantena, lombalgia e infortunio alla schiena), in cui a tenere in piedi la baracca fu Rebic.
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Ibra, Giroud e Rebic: l’attacco non ha reso
Ora, analizzando il rendimento dei tre in questa stagione, si evince: in primis come Ibra, con tutto il rispetto e la gratitudine, non possa più essere considerato un attaccante del Milan. Come Giroud, a 36 anni compiuti e con un mondiale di mezzo, non possa portare sul groppone tutto il peso dell’attacco rossonero né tantomeno trascinare la squadra. E come Rebic sia semplicemente, e inspiegabilmente, scomparso dai radar.
Origi e Rebic, apporto pari a zero
Con un attacco, dunque, che risultava già deficitario la scorsa stagione, è stato preso a zero euro una riserva del Liverpool, Origi, sperando rendesse come Giroud. Senza contare, l’altro acquisto di cui aveva bisogno il Milan in attacco, un numero 10 capace di fare gol. In questo caso i soldi sono stati messi, anche tanti, per De Ketelaere, che il Milan proverà ad aspettare, contando sul fatto che anche Leao e Tonali la prima stagione furono ampiamente al di sotto delle aspettative. Con Rebic, che gode di estimatori in Bundesliga, sarà invece un’impresa piazzare Origi.
Sbagliata la politica attaccanti
Sta di fatto che, ad oggi, una delle principali responsabilità imputabili alla dirigenza rossonera, sia quella di aver completamente cannato la politica attaccanti.
Considerando anche che si sarebbe potuto puntare da subito su Brahim Diaz come 10, come effettivamente è, sempre più indispensabile con la sua qualità e incisività per le trame di gioco rossonere, e concentrare il bottino di 35 milioni direttamente su una punta affidabile.
Affidabilità, Scamacca non convince
Affidabilità. Questo è il punto. Il Milan ha bisogno di una punta da 20 gol stagionali nel pieno della propria maturità, ma soprattutto integra fisicamente. In quest’ottica non entusiasma il nome di Scamacca, anche se Massara confida nelle sue potenzialità avendolo visto crescere a Trigoria. Doveroso precisare, infatti, come Scamacca risulti attualmente infortunato, reduce da un intervento chirurgico al ginocchio, dopo un calvario di mesi. Non un bel biglietto da visita, considerato il ruolo che visto negli ultimi anni gli arrivi, al netto di Ibra, comunque infortunato, di Pellegri e Origi.
Arnautovic, come vice Rebic
Decisamente più concreta l’opzione Arnautovic, ma come sostituto di Rebic, considerati i 16 gol della passata stagione e la doppia cifra dell’attuale, nonostante sia stato fermo tre mesi per infortunio. Chiaramente con un solo anno di contratto a Bologna, si parla di una cifra attorno ai 5milioni che renderebbe decisamente vantaggiosa l’operazione.
Morata, poco indicato per il modulo di Pioli
Il nome di caratura è sicuramente quello di Morata, che non potrà arrivare in prestito considerato il solo anno di contratto con l’Atletico Madrid, ma anche quello che si sposerebbe meno con il modulo di Pioli, considerata la sua natura di attaccante polivalente che tenderebbe a rientrare e partecipare alla manovra.
Milan, la Champions porta 50 milioni
Fondamentale sarà capire il budget, e questo lo si capirà se il Milan farà la Champions o meno: in ballo ci sono gli ormai noti 50 milioni, che cambiano la vita. Ben 40 in meno se il Milan dovesse partecipare all’Europa League, che prevede la “miseria” di 10 milioni.
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