Momenti esilaranti nei vari passaggi dell’intervista che l’ex Milan Massimo Ambrosini ha rivolto all’amico Zlatan Ibrahimovic. «Dimmi, che cosa vuoi sapere, tutti i segreti?» Dentro alla domanda quel classico accento dell’est, puntiglioso e ironico come solo lui sa esserlo. Il siparietto tra Zlatan Ibrahimovic e Massimo Ambrosini, tornato a Milanello in veste di giornalista di Sky Sport per intervistare il campione svedese, è stato esilarante: «Se ti dico tutti i segreti non va bene – ha aggiunto Ibra –. Così hai più Ibra in tutto il mondo e non esiste un secondo Ibra…» E poi: «Guarda come mi studia. Vuol capire com’è Ibra. Nessuno lo sa, è un segreto, non te lo dico. Qual era la tua camera, Ambro? – ha chiesto Zlatan indicando il primo piano della Club House, alle loro spalle –. La mia è quella: camera di boss». Per la cronaca, ha poi spiegato Ambrosini a Ibra, in quella stanza alloggiava Silvio Berlusconi durante le sue visite al centro sportivo.
Zlatan: «Sono a casa»
L’intervista poi è entrata nel vivo. «Quando sono qui – ha raccontato Ibra – faccio tutte le cose che bisogna fare, non ho fretta di tornare a casa perché sono già a casa. Il mio primo giorno di dieci anni fa non me lo ricordo, mi ricordo solo che ho fatto un record nei test… La settimana prima avevamo giocato Barcellona-Milan, la settimana dopo ero qui. Ricordo che mi dicevano tutti: dai, torna con noi… Galliani è venuto a casa mia a Barcellona, ha tolto la giacca e ha detto: non vado via di qui finché non firmi. Non ho ancora le risposte su quello che era il vero problema a Barcellona con me, se c’erano si potevano risolvere. Io sono stato uomo: se ci sono problemi che non conosco, allora vado via, ho detto. Su di me c’erano il Milan e altre squadre, ma conoscevo Milano dai tempi dell’Inter e il valore del club. E poi, con i giocatori che c’erano, non mancavano gli stimoli. Sapevo che avremmo vinto qualcosa. Era una sfida. Quando qualcuno parla contro, mi dà adrenalina per convincere che non è come dicono. Dicevano che era una sfida difficile da vincere. Ma se ho vinto con Juve e Inter, posso vincere anche con Milan, dicevo io. Meglio portare il Milan al top che continuare a vincere con altre squadre. Se avessi avuto paura, non avrei firmato. E la stessa cosa è accaduta quando sono andato al Manchester United. Io faccio il contrario di quello che tutti dicono».
Ibra e il Milan, dieci anni dopo…
Quanto è cambiato l’Ibra di oggi da quello di dieci anni fa: «È molto diverso – ha continuato Zlatan –. All’epoca il livello era molto alto e io andavo a duemila, ma ero un altro giocatore. Le cose che faccio oggi le potevo fare dieci volte di più, allora. Dieci anni fa, per esempio, andavo basso per cercare il pallone, ora non lo faccio più perché altrimenti perdo energia per stare vicino alla porta, dove servo di più. Quando sei più giovane sei più rock’n’roll, adesso capisco di più le situazioni. Se accetto un passaggio sbagliato? No. Se chiedo tanto? Sì. Poi dipende da come prendi il compagno. Se ti rilassi in allenamento, ti rilassi anche in partita. Magari per i brasiliani è diverso… La squadra qui mi ha preso bene perché mi hanno detto: tu facci vedere strada che noi ti seguiamo. Con voi era diverso, avevate già vinto tanto. C’erano tanti che mi caricavano, Seedorf era uno dei più forti. Non dico che ho sempre ragione io, espongo la mia visione, poi si vede chi ha ragione. Fisicamente oggi sto molto meglio di prima».
E ancora: «Più passano gli anni più un calciatore cambia, anche nel suo modo di giocare. Al Milan abbiamo un mister che chiede di giocare in un certo modo. Mi piace, Pioli ha trovato un modo per fare uscire il massimo delle mie qualità, mi mette nelle condizioni di aiutare nel migliore dei modi la squadra. Mi chiede molte cose, come chiede agli altri. È normale che voglio giocare sempre. A volte gli dico che è meglio che riposi, mentre lui preferisce che giochi 45 minuti e poi esca. In Europa League, per esempio. Ho delle responsabilità e i compagni mi rispettano tanto. Mi piace questa situazione».
Ambrosini intervista Ibra: «Qual era la tua camera Ambro? La mia è quella di boss»
Milan, l’esilarante intervista di Ambrosini a Ibrahimovic
Obiettivo scudetto?
A quale traguardo può ambire il Milan di oggi: «Vediamo, la squadra ha tanta fame, ha tanta voglia, e poi stiamo facendo bene. Non ci sono sogni e obiettivi, giochiamo una partita alla volta. Io ce l’ho il mio obiettivo, ma come squadra bisogna fare meglio della passata stagione. Non diciamo: dobbiamo arrivare là. La squadra è molto giovane, alcuni ragazzi non hanno molto feeling con la vittoria. Ora non bisogna rilassarsi e qui entro in campo io, non bisogna mai essere soddisfatti. Sappiamo di non essere come Juve e Inter, qui ci sono giocatori che non possono giocare tutte le partite, devono crescere. Non sono abituati a giocare per raggiungere certi obiettivi. Penso che possiamo raggiungere la Champions, però non conta solo il talento, ma anche il sacrificio, la disciplina, tutti piccoli dettagli che fanno la differenza».
E ancora: «Non mi piace chi mi dice sempre di sì. Sembra che sia un boss o il presidente, non è così. Sono me stesso e si discute. Metto tanta pressione, è vero, chiedo tanto e non vado in giro a dare baci a tutti. Ho visto “The Last Dance” (il documentario dedicato a Michael Jordan, ndr), la mentalità è quella. Ho vinto quello che ho vinto e sono ancora qui, c’è un motivo. Non tanti riescono a capire le pressioni che ci sono a questi livelli, io sono riuscito in tutta la mia carriera a stare a livello top. A questo livello o mangi o ti mangiano. E io ho scelto di mangiare».