Atalanta-Milan ci conferma una mancanza fondamentale delle ultime partite: non usiamo la testa nei momenti chiave e non riusciamo a leggere le fasi dei match. Dopo Napoli, Lecce e compagnia, contro la Dea l’ennesima dimostrazione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’espulsione di Calabria nel momento di massima spinta del Milan nel finale di partita, in cui si stava provando a ribaltarla. Lettura errata della situazione e del momento e ingenuità del capitano del Milan che è costata carissimo.
La psicologia delle partite è un aspetto fondamentale del calcio. I match sono caratterizzati da episodi e gli episodi creano delle fasi. La bravura delle squadre sta nel saper cavalcare l’onda dell’entusiasmo nelle fasi positive e nel saper soffrire e provare a superare indenni le fasi negative.
Atalanta-Milan, sconfitta di testa: il focus psicologico
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Dove quindi gli errori contro la Dea? Oltre al già citato episodio di Calabria, il momento chiave della partita che non è stato sfruttato e che, al contrario delle aspettative, ha indirizzato negativamente la partita del Milan è stato l’inizio del secondo tempo, dopo il gol dell’1-1. L’Atalanta era nervosa per l’episodio su Lookman da cui è scaturito il gol del pareggio di Giroud. Inoltre, un gol allo scadere del tempo è sempre difficile da accettare. A inizio secondo tempo, pertanto, bisognava scendere in campo con cattiveria e autorevolezza, sull’onda positiva del gol del solito numero nove, e invece…