Il Milan non vince dal 7 ottobre, da quello striminzito 1-0 di Marassi contro il Genoa (con tanto di polemiche sulla dinamica del gol firmato Pulisic). È passato oltre un mese e con la sosta di mezzo alla ripresa – il 25 novembre a San Siro contro la Fiorentina – saranno quasi due. La crisi c’è, è innegabile, e per certi versi profonda. Le cause scatenanti sono molteplici: dagli infortuni che stanno decimando la rosa come non mai in passato, alle disattenzioni dei singoli in campo, all’eccessivo nervosismo che fa del Milan – sinora – la squadra del campionato di Serie A con il maggior numero di espulsioni. Quali soluzioni per uscirne rapidamente? Lavorando, ovviamente, continuando ad analizzare gli errori in partita e cercando nuove soluzioni tattiche, ma non solo. Due sono le soluzioni che potrebbero essere prese in esame dalla dirigenza nel corso della prossime settimane: l’inserimento di Zlatan Ibrahimovic in qualità di “mental coach” (o qualcosa di molto simile) a Milanello e il rafforzamento dell’organico a gennaio durante il mercato cosiddetto “di riparazione”.
Sul coinvolgimento di Ibra il Club ha le idee chiare. La Proprietà soprattutto: Zlatan potrebbe diventare advisor di RedBird, consulente e spalla operativa di Gerry Cardinale in Italia. Alla luce però della nuova ondata di critiche e polemiche (e di risultati che faticano ad arrivare) degli ultimi giorni, il ruolo di Ibrahimovic rispetto alle più fresche previsioni potrebbe subire un nuovo importante upgrade: lo svedese potrebbe cioè essere inserito con ancora più peso nella quotidianità di Milanello, diventare un punto di riferimento costante per la squadra e l’allenatore. Un motivatore aggiunto, ma anche un parafulmini pronto a catalizzare disfattismi e catastrofismi quando la tempesta è più intensa (come quella che ha colpito i rossoneri a Lecce nel weekend).
E poi il mercato. La rosa del Milan fin qui ha mostrato interessanti qualità ma anche preoccupanti lacune. A gennaio è consigliabile qualche aggiustamento, a partire dal reparto avanzato che troppo spesso è rimasto con le polveri bagnate. L’assenza di un centravanti di riserva affidabile (Luka Jovic fin qui non ha offerto garanzie) è un problema che prima si affronta, prima si risorse e meglio è. Anche in difesa va corretto qualcosa: Pioli non conta nel mazzo un vice Theo Hernandez degno del terzino francese e con l’assenza forzata di Pierre Kalulu – out per infortunio fino in primavera – all’appello manca anche il terzo centrale. Anche la fascia di destra andrebbe puntellata: a Lecce il tecnico ha schierato Yunus Musah al posto di Davide Calabria ridimensionando di fatto le potenzialità di Alessandro Florenzi. Con un’alternativa al Capitano di maggior qualità rispetto all’ex Roma, anche su quella fascia certe situazioni scomode – e piene di imbarazzo – si potrebbero certamente evitare.