In una intervista al club channel rossonero, Ismael Bennacer ha parlato della sua avventura al Milan: «Quando il Club mi ha chiamato, non ci ho pensato troppo. Sapevo che loro mi volevano tanto. Penso che il Milan fosse la squadra perfetta per me per lavorare bene». Il centrocampista franco-algerino si sente sempre più milanista: «Il talento è qualcosa che puoi. avere ma è il lavoro che ti fa diventare la persona e il giocatore che vuoi essere. Qualche volta quando sono sul campo di allenamento mi guardo il logo sul petto e mi dico: “Ma io gioco per il Milan”. Poi penso a dov’ero, da a dove vengo: e quando pensi a queste cose vuoi fare sempre di più».
Il racconto della sua infanzia
Bennacer si è raccontato in un intervista a Milan TV. Ha parlato delle sue origini e della sua infanzia: «Arles (cittadina francese sul fiume Rodano, nella regione della Provenza, ndr). è dove tutto è cominciato, dove tutto è iniziato, dove sono nato, dove ho toccato i miei primi palloni. Qui ho fatto quasi tutto fino ai 17 anni, nel mio quartiere. Quando torno vengo qua e sarà sempre così: i miei genitori non vogliono andare in un’altra casa ed è meglio per me così rimangono tutte le mie cose. Il mio quartiere era tranquillo ma ce ne erano anche di pericolosi, anche oggi: ho visto cose dure e brutte. Volevo giocare con i più grandi: quando arrivavo tutti ridevano, poi vedevano la determinazione che avevo per tutto, non solo per il calcio, e mi hanno subito inserito nel loro gruppo. Questa cosa mi ha fatto crescere di più».
«Il pallone lo portavo ovunque – ha raccontato Isma -, veramente: il pallone lo portavo ovunque. A scuola con la mia classe facevo calcio e quindi facevo allenamento con loro; poi facevo allenamento con la squadra ad Arles; dopo tutto quello giocavo a futsal con la gente che vive nel quartiere. Facevo tre allenamenti. Sapevo che se lavoravo più degli altri, era normale che avrei avuto qualcosa di più».
Intervista Bennacer: Il racconto delle sue esperienze passate
Nel 2015 il trasferimento in Inghilterra, a Londra, all’Arsenal: «Non volevo andare via dalla Francia ma poi avevo bisogno di una formazione perché ad Arles l’avevo avuta ma all’Arsenal era diverso: uno dei settori giovanili migliori d’Europa. Un’esperienza molto molto bella. Ad Arles dove vivo è un piccolo quartiere e non c’è niente: a Londra invece c’era tutto». Poi nel 2017 la chiamata dell’Empoli e lo sbarco in Serie B: «Penso sia stata la scelta più pericolosa della mia carriera ma comunque sono un giocatore a cui piace rischiare, anche sul campo, e poi volevo giocare, volevo far vedere le mie qualità a tutti. L’Empoli era l’unica squadra che mi ha voluto così fortemente. Una decisione dura ma quando hai la fiducia di lavorare bene e ci metti pazienza, alla fine vieni ripagato: e penso di essere stato ricompensato alla fine». Una ricompensa arrivata poi tre anni più tardi con la conquista dello scudetto con il Milan: «Fino al Sassuolo ero normale ma poi quando lo abbiamo vinto è stata un’altra cosa: era incredibile da vivere con i tifosi. Ero molto contento per loro e di avergli fatto questo regalo, di aver scritto la storia per questa società. Ho festeggiato tantissimo».
Il prossimo traguardo? Vincere ancora. Ma c’è un sogno nel cassetto di Bennacer, qualcosa di davvero unico e speciale: «Il Pallone d’Oro: è la cosa più prestigiosa nel calcio. Mi metto questo obiettivo nella testa, così non avrò rimorsi: devo fare tutto per averlo e devo lavorare tantissimo. Vincerlo significherebbe tante cose: aver fatto bene con la tua squadra e con la Nazionale».