Dalla Milano dei primi anni Ottanta, il fenomeno che ha conquistato i giovani di quarant’anni fa ritorna, grazie alla partnership tra Milan e Puma.
Milan e Puma celebrano l’iconica era dei Paninari con la nuova collezione, disponibile su PUMA.com, store.acmilan.com, in tutti gli store ufficiali AC Milan e presso i venditori autorizzati, ispirata al fenomeno sociale nato nei primi anni Ottanta a Milano, e diventato una espressione della cultura giovanile italiana, e non solo.
Explore the world of the Paninari now with PUMA x AC Milan 🔙 #SempreMilan @pumafootball pic.twitter.com/VvIBbFh779
— AC Milan (@acmilan) November 12, 2022
LEGGI ANCHE Milan, il valore della maglia può superare i 60 milioni
I Paninari: fenomeno generazionale made in Milan
Nei primi anni ottanta, come tutto il resto d’Italia, anche Milano erano frequentata da gruppi di giovani con proprie regole e stili, come i metallari o i dark. Ma, nella capitale lombarda, nacque e si sviluppò una moda, una necessità di rimarcare l’appartenenza ad uno specifico gruppo di giovani, adolescenti o poco più, che si riunivano presso i locali di piazza San Babila, con un proprio lessico, uno stile unico, basato sull’ostentazione di capi firmati molto costosi, ma al contempo anche alla portata di tutti, grazie ad un mercato che incominciò a fornire a prezzi accessibili quanto necessario, per uniformarsi al nuovo stile.
Nelle paninoteche e nei fast food del centro di Milano prese forma un fenomeno di costume che, nel corso degli anni, dopo essersi diffuso in tutta Italia, si estese anche all’estero: e proprio da questi luoghi di ritrovo, nacque il loro nome. Per la precisione, proprio da un locale di Milano, il bar Al panino, ritrovo abituale del primo nucleo di paninari.
Oltre all’abbigliamento ed alla terminologia, i paninari crearono anche una base valoriale sulla quale fondarsi, ovvero il dimostrare di valere e di fare carriera, con un corpo ed una immagine perfetta, ovviamente alla moda. Decidono però di non copiare i loro coetanei statunitensi, gli yuppies, puntando a capi come detto di marca e lussuosi, ma che ricordassero più una classe operaia e contadina: per gli uomini, gli scarponi Timberland e i jeans Levi’s divennero emblemi di questa nuova generazione tutta italiana, mentre le ragazze, definite sfitinzie o squinzie, e traducibile come smorfiose o civettuole, puntavano ad uno stile ispirato dal nascente contesto televisivo degli show della seconda serata, anche se parte di loro prediligevano vestirsi come i loro pari età maschili.
I paninari e la televisione
È grazie alla televisione ed al mondo della pubblicità che il fenomeno dei paninari si diffuse rapidamente in tutta Italia: merito delle nascenti televisioni commerciali, che ne sfruttano la moda, trasmettendo il messaggio e diffondendone lo stile; e merito della parodia dell’attore Enzo Braschi, che portò all’interno del programma comico Drive In la sua versione, ovviamente in chiave altamente ironica.
Anche il mondo della musica venne conquistato da questo fenomeno: nel 1986 i Pet Shop Boys, a seguito di una visita nel centro di Milano, incisero il singolo Paninaro, che permise alla moda di valicare i confini nazionali, con tanto di videoclip a tema, girato ovviamente in città.
L’eclissi del paninaro
La corrente dei paninari si esaurì a Milano con il finire del decennio, e nel resto dell’Italia di lì a poco, rimanendo in fondo legata quasi solamente ai giovanissimi delle scuole medie inferiori e superiori di allora, che ovviamente, come per ogni corrente culturale, ancora organizzano ritrovi e serate revival in discoteca.
Questo almeno, fino ad oggi, o meglio fino all’arrivo di questa collezione streetwear che vuole riunire la moda made in Milano con la prima squadra della città, il quale marchio la rappresenta in tutto il mondo: riuscirà l’operazione di Puma e Ac Milan a riportare in auge i paninari, perlomeno quelli rossoneri?
Credits dell’immagine di copertina: Ac Milan e Puma. Tutti i diritti sono riservati.