Parla Tim Sparv, il primo giocatore scelto attraverso gli algoritmi: «I dati sono importanti ma da soli fanno poco» ha detto alla Gazzetta.
Oggi scrive libri e lavora con lo Sparta Praga, spiega La Gazzetta dello Sport. Tim Sparv è stato il primo calciatore in Europa individuato dai big data. “I danesi del Midtjylland sono stati tra i primi a trasferire questo metodo nel calcio – spiega la rosea -. Nel 2014 hanno acquistato Sparv dal Greuther Fürt, squadra di seconda divisione tedesca”.
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Sparv è protagonista oggi di una lunga intervista sulle colonne della Gazzetta: «Quando sono arrivato in Danimarca Ankersen (direttore sportivo che ha messo in pratica le idee di Billy Beane, consulente di Gerry Cardinale, patron di RedBird, ndr) mi ha preso da parte e mi ha svelato che aveva analizzato centinaia di dati sulle mie partite. Lui e il suo team conoscevano tutto: il numero di tackle stagionali, quante volte mi ero spinto in area di rigore, i tiri in porta. Avevo segnato un solo gol, ma spiccavo per altro».
Il ruolo degli algoritmi: l’esempio di Tim Sparv
«Non fu un esperimento – spiega Sparv – , ma una filosofia precisa. Matthew Benham, il proprietario, amava ripetere: se non possiamo competere a livello economico con i grandi club, allora dobbiamo scovare le pepite d’oro nascoste a modo nostro, attraverso le statistiche. Ha cambiato la storia del club. Nel 2015 abbiamo vinto il campionato per la prima volta, poi ci siamo ripetuti nel 2018 e nel 2020. Nel 2016, inoltre, abbiamo battuto il Manchester United in Europa League».
«Come lavora l’area scout? Hanno una squadra di analisti e osservatori che si occupano solo di questo. Studiano quello che l’occhio comune non riesce a vedere. Qualcosa che va al di là dei gol, degli assist o del semplice dribbling. Ognuno di noi aveva un report personalizzato con una serie di dati individuali e di squadra. Mi hanno scoperto così, cambiandomi la vita».
Sparv: «I dati fondamentali per inquadrare i contesto completo»
Scoprire però i futuri campioni solo con l’ausilio della tecnologia non è possibile: «Il calcio è anche sentimenti, sensazioni, umori, giornate storte e altre fortunate. Il giocatore va osservato dal vivo, ma i dati aiutano e sono fondamentali per inquadrare il contesto completo. Prendo il mio caso: in Germania non avevo siglato neanche un assist, ma spiccavo in statistiche che magari altri club avevano sottovalutato. O forse neanche considerato».
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Milan, il primo giocatore scelto agli algoritmi: «La strada è quella giusta»
«I dati aiutano a valutare cosa ti serve – continua Sparv –, magari in una fase preliminare, com’è stato con me. Oggi studio da allenatore e mi chiedo spesso: di cosa ho bisogno? Quanti giocatori sono in grado di fare quello che cerco? Faccio un esempio: mi serve un esterno che dribbla? Analizzo quante volte salta l’uomo, quante va sul fondo, quante si accentra, quanto calcia in porta, expected goals. Poi lo vado a vedere. Così ho il quadro completo».
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