Milan, Leao e la seconda panchina consecutiva. Se non si accende, il Diavolo stenta a riprendersi. Capitolo rinnovo: slitta la firma, cala l’ottimismo.
Il chiaro segnale che Stefano Pioli ha voluto mandare escludendo Rafa Leao dalla formazione titolare nel derby ha fatto discutere. Il tecnico ha dato una motivazione tattica, ma è palese che non tolleri la mancanza di voglia, di stimoli, l’asticella bassa della determinazione. Il portoghese nelle ultime settimane è parso visibilmente spaesato in campo, così ieri per la seconda sfida consecutiva ha visto i compagni giocare seduto in panchina, per poi entrare in campo nel secondo tempo.
L’unica azione rossonera è nata però dai suoi piedi, ha messo Giroud nelle condizioni di segnare ma il francese davanti a Onana ha sprecato tutto. Ciò significa solo una cosa: che questo Milan non può fare a meno dell’ex Lille, che Rafa è l’unico timido lumicino che si intravede in fondo al cupo tunnel di inizio 2023. Pioli al termine del derby ha difeso la sua scelta: «La rifarei – ha detto –. Leao ha una grandissimo potenziale ma ho scelto i due attaccanti vicini per mettere in difficoltà la difesa dell’Inter». Poi lo schiaffo e la carezza: «Rafa deve imparare a stare attivo per tutta la partita, è un giocatore su cui puntiamo tanto».
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Sul capitolo rinnovo non ci sono sostanziali novità, ma è evidente – dopo il valzer di indiscrezioni e smentite degli ultimi giorni – che tra l’avvocato che ne cura gli interessi, Ted Dimvula, e il procuratore Jorge Mendes – consigliere di famiglia – il dialogo sia oggi ai minimi termini. Le voci sono contrastanti. Per Mendes e il suo entourage – si dice – la firma non arriverà, almeno non nell’immediato.




